Sperimentatore assiduo lo stilista, nato a Parigi ma di origine siciliana, ha spesso intrecciato il racconto della sua couture contemporanea all’ispirazione delle arti visive, attraversando i linguaggi del video, dell’installazione, delle pratiche performative
Sperimentatore assiduo, Sylvio Giardina, nato a Parigi ma di origine siciliana, ha spesso intrecciato il racconto della sua couture contemporanea all’ispirazione delle arti visive, attraversando i linguaggi del video, dell’installazione, delle pratiche performative. Dopo l’intervento realizzato lo scorso gennaio nei saloni del piano nobile di Palazzo Farnese a Roma, in occasione di /gal-le-rìa/, presentazione della collezione SS23, il designer ha scelto nuovamente la città dove vive e lavora, per un nuovo progetto.
Il Museo Nazionale Romano nella sede del Complesso delle Terme di Diocleziano ha accolto Si/Lenzio, intervento site specific ideato da Sylvio Giardina e curato da Alessio de’Navasques, in cui l’eco del mito, la dimensione del rituale, della memoria, di un femminile eterno e ineffabile nella trasformazione, sono le tracce narrative per un’epifania che fonde moda e performance. Gli spazi antichi si sono aperti alla creazione sartoriale, in un progetto che ha celebrato il potere dell’abito, come luogo dell’abitare del corpo, evocandone in una visione sovradimensionata la duplice valenza, sociale - di rappresentazione e di relazione - e intima.
Nell’unico abito scultoreo e monumentale, quasi un archetipo, presentato nell’ Aula X, Sylvio Giardina ha riunito memorie e pratiche dell’atelier, recuperando nei frammenti di tessuto, negli scampoli di stoffa rimasti, le storie e i ricordi delle donne che negli oltre dieci anni di vita del brand hanno scelto, provato e poi indossato le sue creazioni. "Una collezione di abiti di alta moda può essere evocata da un progetto artistico, che definisce segni, tracce e colori di abiti che verranno, attraverso le sensazioni che abbiamo provato. La dimensione dell’haute couture è, così, per l'autore uno spazio libero di riflessione, dove la progettazione sartoriale si fa punto di partenza per una propria ricerca artistica", scrive il curatore Alessio de’Navasques, nel testo che accompagna il progetto.
L’archivio delle collezioni passate, si fa mappa, pattern compositivo. Dalle stoffe usate per la doppiatura, a quelle preziose della sartoria, come organza di seta, gazzarre, chiffon, georgette, crepe, cady, mikado, duchesse, ai pizzi francesi, con foglie di velluto, ai bagliori di fili metallici. "Quando ho iniziato a pensare a questo progetto, volevo un abito che si trasformasse, che in ogni sua parte avesse un segno, una lavorazione diversa - spiega Giardina all'Adnkronos- Nel confronto con i tessuti che fanno parte del nostro archivio e magazzino, ho ritrovato in ognuno una memoria, una storia diversa. Ogni abito realizzato è legato ad una condivisione, ad un evento, a un dialogo particolare con quella donna, con le forme del corpo, con la ricerca del giusto mood per vedersi in quel vestito".
I colori, sono quelli da sempre cari al designer. Bianchi e neri, rosa antico, viola, lilla, la gamma dei verdi, una palette prediletta che disegna un paesaggio interiore, scandisce la cadenza del tempo dell’ispirazione, della creazione e della vita. L’installazione sonora che dall’ingresso all’Aula XI introduce all’Aula X è stata immaginata come un avvicinamento del visitatore al luogo della performance dove il silenzio, invocato nel titolo, è un invito alla visione, alla riflessione, alla contemplazione segreta. Ispirandosi al mito di Persefone rapita agli inferi che torna ciclicamente sulla terra a riportare la primavera, e quasi a creare un dialogo con la mostra allestita all’interno del Complesso delle Terme, dedicata al ritrovamento della tomba di una fanciulla dell’VII secolo a.C, con il suo corredo intatto di preziosi monili di ambra, i frammenti di testi e parole antiche richiamano alla memoria la leggendaria Kore, la fanciulla per antonomasia, la tessitrice cosmica, simbolo della vita stessa.
Mina Serrano, affermata performer e artista visiva spagnola, ha rievocato e dato corpo alla figura di Persefone-Kore. Avvolta in un grande abito è una presenza oracolare e potente, fulcro di un’entropia che genera e rigenera, nel silenzio rituale, nel raccoglimento che anticipa la dimensione attiva e creativa.