La cifra è stata esposta al tavolo sul post-emergenza a Palazzo Chigi. Bonaccini: "1,8 miliardi da stanziare subito per rimettere in sesto strade e argini"
Nove miliardi, per cominciare. E’ la stima sui danni dell’alluvione che l’Emilia Romagna ha portato al tavolo tecnico con il governo che si è tenuto oggi a Palazzo Chigi. Si tratta, a quanto si apprende, di una somma comunque parziale e che non tiene conto dei danni di auto e mezzi, mancato fatturato, ricostruzione delle scorte aziendali e, soprattutto, ricalibrazioni delle opere infrastrutturali.
"Voglio essere molto chiaro: adesso per noi la priorità è un intervento sulle strade provinciali, le strade comunali, sponde arginali e i fiumi per togliere dall'isolamento chi è isolato e far ripartire il territorio. Vedete, la differenza con il terremoto è che", nel caso del sisma, "a terra c'erano le macerie, i mattoni. Lì si capiva che occorrevano anni per ripartire. Qui tranne l'agricoltura", in situazione emergenziale tanto "c’è chi non rischia di riaprire più" e "c'è bisogno di intervenire in maniera robusta", tutti gli altri settori "tolto acqua e fango stanno già ripartendo". Dunque, "noi stimiamo in circa 1,8 miliardi la priorità", per rimettere in moto subito la regione, una somma che fa parte del pacchetto di stima totale, consegnato oggi al governo, che ammonta "a 9 miliardi totali. Poi il governo ha tutto il diritto di valutare se si tratta di una richiesta congrua o meno", ha spiegato il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, lasciando Palazzo Chigi.
Alla riunione erano presenti, oltre a diversi membri del governo a al numero uno della Protezione Civile Fabrizio Curcio, anche Michele De Pascale, sindaco di Ravenna, il presidente dell'Upi Michele De Pascale, il sindaco di Cesena Enzo Lattuca, il presidente dell'Anci Emilia Romagna Luca Vecchi, il segretario generale dell'Autorità di Bacino del Po Alessandro Bratti, l'assessore dell'Emilia Romagna con delega alla Protezione civile Irene Priolo, il direttore generale per la Cura del territorio e l'ambiente Paolo Ferrecchi.
Arrivando alla spicciolata a Palazzo Chigi, i sindaci hanno ribadito la richiesta di nominare "subito, non fra sei mesi o un anno", il commissario per la ricostruzione. "La mole di opere da realizzare, degli indennizzi da dare ai cittadini e alle imprese e la necessità di derogare a molte norme, la rende assolutamente urgente", ha detto De Pascale. Per De Pascale e gli altri sindaci, "i tre presidenti delle Regioni coinvolte" -dunque Emilia Romagna, Toscana e Marche- sono "le figure principali a cui affidarsi. Se il governo ha un'idea diversa se ne deve assumere la responsabilità. Ma la nostra paura è che nella diversità di opinioni non si faccia nulla". .
"Sul commissario, non ne abbiamo praticamente parlato" con il governo ma "è un punto che non ci vede coincidenti sulla valutazione. Noi pensiamo sia utile nominare prima possibile una struttura commissariale e un commissario, per tenere insieme emergenza e ricostruzione, ma il governo su questo ha un punto di vista diverso. Lo rispetto, ma mi auguro si possa arrivare a una coincidenza, anche perché, forte dell'esperienza maturata col terremoto, pensiamo sarebbe un elemento di velocità e vantaggio. Ma, ripeto, ora la priorità sono quelle risorse indicate", ha detto Bonaccini.