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Giorgia Meloni al Cairo al summit per la pace: "Soluzione con due Stati"

La presidente del Consiglio: "Condannare Hamas senza ambiguità". Nessuna dichiarazione finale collettiva a fine vertice

Giorgia Meloni (Afp)
Giorgia Meloni (Afp)
21 ottobre 2023 | 11.22
LETTURA: 6 minuti

"La soluzione strutturale della crisi è con due popoli e due Stati". E' quanto ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni al Cairo in Egitto al summit per la pace in Medio Oriente, organizzato dal presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi. Occorre riprendere “una iniziativa politica per una soluzione strutturale della crisi” in Medio Oriente. "Una soluzione che deve essere concreta e avere una tempistica definita" sottolinea. "Dobbiamo fare l'impossibile per evitare una escalation di questa crisi" perché, ha ammonito la presidente del Consiglio, "le conseguenze sarebbero inimmaginabili". "L'Italia sia il ponte per il dialogo tra Europa e Medio Oriente" auspica la premier che avverte: "Nessuna causa giustifica il terrorismo e i neonati massacrati". "Nella tragedia" ci può essere "un'occasione e bisogna coglierla. Spero ci sia responsabilità da parte di tutta la comunità internazionale per accelerare sul processo (di pace, ndr.) e dare una tempistica chiara di quello che deve accadere. Se non si trova una soluzione strutturale, è ciclico quello che accade e che accadrà nel futuro".

"La reazione di uno Stato non può e non deve mai essere motivata da sentimenti di vendetta. Uno Stato fonda la sua reazione sulla base di precise ragioni di sicurezza, commisurando la sua forza e tutelando la popolazione civile. Questo è il confine nel quale la reazione di uno Stato deve rimanere di fronte al terrorismo e io sono fiduciosa che sia anche la volontà di Israele". L'apertura del valico di Rafah "è un risultato concreto", ha osservato poi la presidente del Consiglio.

La premier ha espresso, poi, preoccupazione "per la sorte degli ostaggi nelle mani di Hamas" tra i quali anche cittadini italiani. "Noi chiediamo l'immediato rilascio degli ostaggi, chiaramente a partire da donne, bambini e anziani". Considero "molto importante" questa conferenza "dopo il terribile attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre che, dobbiamo ricordare, si è abbattuto contro civili inermi con una efferatezza senza precedenti che lascia inorriditi e che è giusto condannare senza ambiguità". "Per l'Italia era doveroso partecipare a questa conferenza, per il ruolo che storicamente l'Italia svolge come ponte di dialogo tra Europa, Mediterraneo e Medio Oriente", ha sottolineato la presidente del Consiglio. Bisogna "continuare a lavorare per il dialogo" e "capire che siamo tutti sulla stessa barca. La mia idea di quello che è accaduto, per le modalità con cui Hamas ha attaccato Israele, è che la causa palestinese non c'entri assolutamente nulla. Quello che si sta perseguendo è una jihad islamica, è il tentativo di impedire un processo di normalizzazione nel Medio Oriente. Il target di quella aggressione non era semplicemente Israele, ma anche le nazioni arabe che avevano tentato di fare dei passi avanti nella normalizzazione dei rapporti con Israele".

"L'impressione che ho io, e lo dirò con la franchezza che mi è propria, è che per le modalità con le quali si è svolto fosse questo il vero obiettivo dell'attacco di Hamas: non difendere il diritto del popolo palestinese, ma costringere a una reazione contro Gaza che minasse alla base ogni tentativo di dialogo e creasse un solco incolmabile tra i paesi arabi, Israele, l'Occidente, compromettendo definitivamente pace e benessere di tutti i cittadini coinvolti, compresi quelli che si dice di volere difendere e rappresentare". "Il bersaglio" di Hamas, ha messo in guardia la premier italiana, "siamo tutti noi e io non credo che noi possiamo cadere in questa trappola, sarebbe una cosa molto, molto stupida".

"Considero molto importante la decisione della Commissione Ue di triplicare gli aiuti umanitari a Gaza portandoli a oltre 75 milioni di euro" ma "l'aumento delle risorse deve essere accompagnato da un rigidissimo controllo su chi le utilizza".

"A Netanyahu faro questo ragionamento. Noi difendiamo il diritto di Israele a esistere, il diritto a difendersi, anche a garantire la sicurezza dei suoi cittadini di fronte a scene che abbiamo visto di totale disumanizzazione del popolo ebraico. In quelle immagini c'era un antisemitismo che viene molto prima della questione israelo-palestinese". "Credo che il modo migliore anche per difendere il diritto di Israele sia non consentire l'isolamento di Israele dalle nazioni che hanno lavorato per un processo di normalizzazione. Quindi, il più possibile impedire che il conflitto si propaghi, perché questo secondo me è il disegno che hanno alcuni che hanno mosso il primo attacco di Hamas", ha aggiunto la presidente del Consiglio.

Bilaterale Meloni-Abu Mazen

Al Cairo c'è stato un incontro bilaterale tra la premier Giorgia Meloni e il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen. Nel corso del faccia a faccia, ha detto la premier, ho sottolineato come si debba "lavorare a una de-escalation vera" e "continuare a lavorare su una soluzione di lungo termine, che può essere solo quella dei due Stati". "C'è un lavoro pregresso che va ripreso e va costruito, anche con una tempistica decisa. Ci vuole un grande impegno della comunità internazionale, non facile se prima non si riesce a dare risposte che possono partire da una parte dal tema degli aiuti umanitari per la Striscia di Gaza; dall'altra parte un lavoro importante va fatto per gli ostaggi, che sarebbe un altro segnale significativo", ha osservato la presidente del Consiglio.

Abu Mazen ribadito, riferisce l'agenzia di stampa Wafa, alla premier Giorgia Meloni il "rifiuto categorico" allo sfollamento dei palestinesi da Gaza e sottolineato che "pace e sicurezza si otterranno attraverso l’attuazione della soluzione dei due Stati". Durante l'incontro si legge, si è discusso degli ultimi sviluppi della situazione palestinese, "degli sforzi in corso per fermare l'aggressione al nostro popolo e risparmiare ai civili il flagello della guerra", oltre che della necessità di inviare a Gaza beni alimentari, medicine, acqua ed elettricità.

Al Sisi

Al Sisi ha aperto i lavori con il suo intervento, affermando che "la soluzione" al conflitto in Medio Oriente "è la proclamazione dello Stato palestinese". Israele, intanto, si prepara all'attacco di terra contro la Striscia di Gaza nello scontro con Hamas.

A margine del vertice la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha avuto un incontro con il Presidente della Repubblica araba d’Egitto, Abdelfattah al-Sisi. Il colloquio, rende noto Palazzo Chigi, “si è incentrato sul grave conflitto in corso in Medio Oriente e sulla necessità di sostenere un'urgente e coordinata azione diplomatica volta a contenere la sua ulteriore espansione”. In questo senso Meloni ha sottolineato l’importanza del vertice organizzato dal Cairo e il confronto tra tutti gli Stati partecipanti. L'incontro è stato anche l'occasione per approfondire le urgenti necessità umanitarie a Gaza. “Italia ed Egitto continueranno a lavorare nelle prossime settimane in uno spirito di rafforzata collaborazione”, si legge nella stessa nota.

Michel

E' necessario "che tutti gli sforzi per la mediazione siano messi in piedi per fermare il conflitto" in Medio Oriente, "è necessario proteggere civili, bambini e fasce più deboli. Lo ha detto al Summit per la pace a Il Cairo il presidente del Consiglio Ue Charles Michel, condannando "con fermezza l'attacco terroristico di Hamas al popolo israeliano". "Confermiamo il diritto di Israele all'autodifesa ma questo deve avvenire nella cornice del diritto internazionale" conclude.

Vertice Cairo, nessuna dichiarazione finale

Il vertice della pace al Cairo si è concluso senza dichiarazione finale. A quanto si apprende non è stato raggiunto un consenso unanime tra i partecipanti. La mancanza di una dichiarazione finale non è una sorpresa data le differenze di posizione fra i partecipanti. Diplomatici e osservatori avevano anticipato la difficoltà di raggiungere un consenso. Secondo quanto riporta SkyNews Arabia, la dichiarazione finale è saltata a causa dei disaccordi tra il gruppo dei Paesi arabi e i rappresentanti occidentali. Gli arabi, afferma l'emittente, riferiscono che gli occidentali "volevano che la dichiarazione includesse solo una condanna del movimento di Hamas, mentre si rifiutavano di condannare Israele per l'uccisione di migliaia di civili a Gaza, o di chiedere un cessate il fuoco urgente e l'ingresso di aiuti umanitari nella Striscia assediata".

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