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15 maggio 2014 | 16.12
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Festival di Cannes, si fa sul serio. Dopo il red carpet della cerimonia di inaugurazione di mercoledì sera (FOTO), si apre il concorso della kermesse. Tocca all’inglese Mike Leigh, che torna in gara a Cannes quattro anni dopo ‘Another Year’: nel suo nuovo film racconta gli ultimi 25 anni di vita di ‘Mr. Turner’, tra i più grandi pittori del romanticismo inglese, da molti considerato antesignano dell’impressionismo.

(Infophoto)
(Infophoto)

Festival di Cannes, si fa sul serio. Dopo il red carpet della cerimonia di inaugurazione di mercoledì sera (FOTO), si apre il concorso della kermesse. Tocca all’inglese Mike Leigh, che torna in gara a Cannes quattro anni dopo ‘Another Year’: nel suo nuovo film racconta gli ultimi 25 anni di vita di ‘Mr. Turner’, tra i più grandi pittori del romanticismo inglese, da molti considerato antesignano dell’impressionismo.

Pittore rivoluzionario - “Perché fare un film su William Turner? Perché è stato un grande pittore, un rivoluzionario. Ma quello che mi ha sempre colpito è la tensione tra la spinta alla morte e la spiritualità, che imprigionava nelle sue tele” dice il regista.

“I suoi dipinti erano frutto di quello che vedeva, ma non semplicemente attraverso un processo ‘fotografico’; di fatto ricreava da una visione un frammento emotivo molto marcato” prosegue Leigh, che per riportare in vita il pittore sul grande schermo ha scelto Timothy Spall. “Attraverso i suoi quadri - racconta l’attore - ho cercato di carpire l’essenza del personaggio, tentando di sottolineare la forte contraddizione tra la brutalità dei suoi modi di fare a dir poco eccentrici e la purezza dell’arte che sapeva creare”

“Certain Regard” - Storie folli e audaci spuntano al Festival di Cannes tra le pieghe della sezione “Un Certain Regard”, che apre con “Party Girl” di Marie Amachoukeli, Claire Burger e Samuel Theis. Tra queste storie, il sofisticato “Amour Fou” della regista austriaca Jessica Hausner, rilettura tagliente della vita e della morte del poeta Heinrich von Kleist e della sua compagna, Henriette Vogel. Un film sulla scelta del doppio suicidio come via di fuga dalla realtà, girato in costume e con piglio ironico.

“Turist” - Ancor più surreale “Turist” dello svedese Ruben Östlund, non nuovo alla Croisette (a Cannes già due volte, in concorso nel 2008 con “Involuntary” e tre anni dopo con “Play” nella Quinzaine des Réalizateurs). Sciatore appassionato, Östlund parte da una settimana bianca raccontando la microstoria di una famiglia svedese in vacanza, sulla carta perfetta, sullo schermo un po’ meno e nelle ore che seguono sempre più disgregata e grottesca. In un albergo quasi spopolato, su una montagna praticamente deserta (il film è stato girato in Alto Adige, sul Passo dello Stelvio), i protagonisti precipitano in una serie di disguidi per un equivoco: una valanga che potrebbe abbattersi sulla baita in cui stanno pranzando. A innescare la miccia è il padre, che spinto da istinto di sopravvivenza scappa abbandonando al proprio destino la moglie e i due figli.

“Jauia” - Suggestivo, misterioso, fantasioso è “Jauia” dell’argentino Lisandro Alonso (che a Cannes è stato ben sei volte), interpretato da Viggo Mortensen. E’ la storia di un padre e di una figlia di origini danesi che atterrano in un deserto della Patagonia in un tempo senza tempo. Un soldatino di legno è forse la chiave di interpretazione di questa storia che gira intorno a strani incontri, tra guerra e letteratura.

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