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Vaccini: medico Monza, 2 bebè morti di pertosse in 5 anni, immunizzare mamme

22 ottobre 2015 | 18.51
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(foto: Infophoto)
(foto: Infophoto)

"In ospedale a Monza negli ultimi 5 anni ho visto 5 bebè sotto i 2 mesi di vita con pertosse accertata. Non ricordo casi simili prima. Due neonati sono morti, l'ultimo lo scorso anno". Il nemico inchiodato dai camici bianchi? Sempre lo stesso: il batterio 'bordetella pertussis', un incubo che ritorna. A fotografare il fenomeno è Paolo Tagliabue, direttore della Struttura complessa di neonatologia al San Gerardo.

"Erano tutti bambini sani - spiega il primario all'Adnkronos Salute - Si sono presentati a noi con i sintomi della malattia. Ormai il mio staff è allenato a riconoscerla. Noi, trovato il primo, ci siamo sensibilizzati al problema. I due bebè che non ce l'hanno fatta hanno semplicemente avuto la sfortuna di prendere la pertosse uno da un fratellino e l'altro quasi sicuramente dalla mamma, perché oggi il vero bacino sono gli adulti, gli anziani. Non tanto i bambini" che dovrebbero essere protetti grazie all'iniezione scudo esavalente, una delle prime previste dal calendario vaccinale, anche se aumentano i rifiuti delle mamme.

Il problema, avverte Tagliabue, "è anche che la vaccinazione che stiamo facendo dà un'immunità evanescente. E visto che è impossibile anche da un punto di vista organizzativo fare la vaccinazione per tutta la vita ogni 4-5 anni alla popolazione intera, l'unico modo per proteggere i neonati sarebbe immunizzare le mamme in gravidanza. Tutte, a meno a che non ricordino di aver avuto la malattia". Questo l'appello del neonatologo.

Allarme su neonati più a rischio lanciato anche da Lorenzin al Question time

"La pertosse esiste ancora - incalza Tagliabue - non dobbiamo dimenticarcene. Io l'ho sperimentato in prima persona. Il problema non va sottovalutato per i neonati, dato che se un bimbo si ammala in epoca prevaccinale, nei primi due mesi di vita, il rischio di mortalità è alto, intorno al 20%". E la pertosse è tutt'altro che sconfitta: "Negli Usa hanno avuto la più grossa epidemia che si ricordi negli ultimi decenni. In Inghilterra hanno registrato casi. E anche noi in Italia".

In Lombardia i casi notificati di pertosse sono stati 123 nel 2014, erano 77 nel 2013. Il dato più alto riferito nel report regionale 'Sorveglianza delle malattie infettive' 2015, risale al 2004 quando i casi notificati erano a quota 150. "Ma è un problema a livello globale". In questo quadro si aggiunge anche la disaffezione delle mamme verso i vaccini, "che non aiuta, considerati anche gli ultimi dati sui livelli di copertura che in Italia per alcune malattie compresa pertosse sono scesi, seppur di poco, sotto la soglia critica del 95% nel 2014, mettendo potenzialmente a rischio l'immunità di gregge".

Un pericolo dal quale ha messo in guardia anche il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, ieri durante il Question time alla Camera, citando il recente caso della neonata morta di pertosse a Bologna. "Perché una bambina di 40 giorni muore di una malattia che era di fatto scomparsa? Succede - ha spiegato - perché il virus ha viaggiato attraverso persone non vaccinate e ha raggiunto una bimba troppo piccola per essere vaccinata. Quella famiglia come potrà mai essere risarcita per una perdita del genere? Con l'effetto gregge malattie come pertosse, polio, meningite, morbillo erano state debellate dal nostro territorio. Malattie che possono provocare la morte dei nostri figli, se non menomazioni irreparabili. Che nel 2015 Paesi occidentali si trovino a dover riaffrontare quest'emergenza, è un problema grandissimo".

Medici devono allenarsi a riconoscere malattia e ricordarsi che esiste

"Non si scherza con malattie come il morbillo e la pertosse", osserva l'esperto, "ma quest'ultima è più dura da circoscrivere ed eradicare. Vaccinare in gravidanza potrebbe essere una buona opzione. I dati in letteratura sono numerosi e tranquillizzanti, ci dicono che per la mamma e il feto non risultano effetti collaterali".

Tagliabue è anche presidente della Sin (Società italiana di neonatologia) in Lombardia e assicura: "Questa è una battaglia che va fatta. Ancora non ne abbiamo parlato con il ministero, ma ci faremo avanti con le strutture politiche e puntiamo a dar vita a campagne di sensibilizzazione per gli ostetrici, i pediatri e gli altri professionisti che seguono i bambini. Perché va alzato il livello di attenzione".

"Dobbiamo pensare anche alla pertosse di fronte a un bimbo che tossisce - continua - Spesso, infatti, la malattia viene scambiata per bronchiolite, malattia virale molto diffusa nei primi mesi di vita che può essere severa ma generalmente a prognosi favorevole. Ma le caratteristiche sono diverse, il tipo di tosse è diverso e si deve accendere un campanello d'allarme". Secondo Tagliabue "sarebbe corretto informare, senza enfatizzare né minimizzare, le donne del fatto che c'è questo rischio e per evitarlo c'è la possibilità di vaccinarsi in sicurezza. Bisognerebbe porre la questione, discuterla e poi vedere se è il caso di applicarla".

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