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A Roma i proprietari di case nei Piani di Zona vanno al voto senza risposte

04 giugno 2016 | 17.14
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immobile sito in uno dei Piani di Zona
immobile sito in uno dei Piani di Zona

Domani, domenica 5 giugno, i cittadini di Roma vanno al voto ma quelli, tra loro, che attendevano una risposta rapida per le loro case, costruite nei piani di zona, e ora 'bloccate' sia nella vendita che nell'acquisto, oltre che nel prezzo, sono ancora a digiuno di soluzioni. Tra i candidati sindaco qualcuno aveva detto che avrebbe parlato con il commissario Tronca, ma nulla si è mosso. E, a questo punto, il problema che riguarda qualche centinaio di famiglie sarà sul tavolo del prossimo primo cittadino, chiunque sia.

In estrema sintesi, per entrare subito nel cuore della faccenda, il caso di specie di molti appartamenti facenti parte di immobili edificati nei cosiddetti Piani di Zona e che ha generato la protesta, è il seguente: "Il primo proprietario dell'appartamento - spiega R.L. (inquilino che preferisce restare anonimo) - ha acquistato 30 anni fa a prezzo agevolato, ma ha potuto rivendere a prezzo di libero mercato, una volta decaduti i vincoli imposti dalla cooperativa che ha costruito con diritto di superficie. Poi, però, è subentrata la sentenza di settembre 2015 che ha bloccato le vendite in corso, ponendo vincoli di prezzo calmierato ai proprietari. E così, come è il caso della mia famiglia - racconta - dopo aver comprato a prezzo di libero mercato, oggi si vede costretta a vendere a prezzo calmierato".

"Ma c'è di peggio. Questa situazione - spiega R.L. - ha generato uno stallo nelle vendite anche per chi era già in fase di rogito. Sono davvero molte le situazioni di difficoltà reale come quelle di chi, prima della sentenza, aveva avviato la vendita della propria casa, ricevendo una caparra all'atto del compromesso che, a sua volta, ha versato come anticipo per il nuovo appartamento ed ora non riesce né a vendere, né ad avviare le pratiche di mutuo per completare l'acquisto del nuovo appartamento, rischiando così di perdere anche la caparra versata. Insomma siamo all'assurdo: non ha venduto, non ha comprato e ha pure perso i soldi della caparra che ha versato. Basterebbe - dice R.L. - che il Comune di Roma regolamentasse le modalità per abolire una volta per tutte il prezzo calmierato, anche eventualmente dietro il versamento di una somma 'umana'; o, nel migliore dei casi, ponesse fine alla faccenda nella piena gratuità per il cittadino che già paga le tasse".

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