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A Roma un quartiere fantasma da 11 anni, a Monte Stallonara 5000 persone in attesa di casa

23 luglio 2014 | 15.44
LETTURA: 4 minuti

Il 29 luglio gli abitanti e i futuri abitanti della 'città cantiere' torneranno in strada per chiedere alle istituzioni di risolvere una questione paradossale e decennale. L'appuntamento è alle ore 19 in via Decimomannu, una delle poche strade della zona ad avere almeno un nome (FOTO-VIDEO)

C'è chi oggi lo chiama quartiere fantasma o città cantiere, ma Monte Stallonara, a Valle Galeria, grazie a un ambizioso piano di zona del 2003 doveva dare casa a circa 5mila persone e riqualificare l'intera area attraverso un intervento di edilizia agevolata. Ma a 11 anni di distanza, chi ha comprato oggi si ritrova con una casa pronta da anni ma inabitabile, senza servizi di urbanizzazione primaria, senza strade né illuminazione pubblica; un quartiere rimasto sulla carta, soffocato dalla polvere dei cantieri in estate, con cantine e garage allagati ad ogni pioggia, bersagliato dai furti. (FOTO-VIDEO)

"Nella maggior parte, le case finite non hanno né rete idrica, né l'allaccio in fogna e non c'è né corrente né gas", spiega all'Adnkronos Monica Polidori, presidente del comitato Monte Stallonara che il 29 luglio, insieme con gli altri 'cittadini fantasma' tornerà in strada per chiedere alle istituzioni di risolvere una questione paradossale e decennale. Appuntamento alle ore 19 in via Decimomannu, una delle poche strade qui ad avere almeno un nome.

Il paradosso di Monte Stallonara si è costruito negli anni disperdendosi in mille cavilli burocratici e scontrandosi con troppi problemi: dalla scoperta delle discariche abusive che ritardarono l'avvio dei lavori di 3 anni, all'incapacità fognaria emersa nel 2007, poi i problemi all'allaccio idrico e un fosso interrato da un privato a inizio anni '90 che non permette l'allaccio delle fogne bianche dell'intero piano di zona. E ora manca il permesso del Consorzio di Bonifica per la costruzione di un ponte necessario per garantire i servizi primari.

"La legge 167 riferisce che il Comune ha tre anni di tempo dalla prima concessione edilizia per fare le opere di urbanizzazione; qui la prima risale al 2006-2007, fatevi voi i calcoli", aggiunge Monica. Nel frattempo, pagare il mutuo per una di queste case e un affitto altrove in attesa di ottenere un'agibilità che sembra ormai un miraggio, è diventata una situazione insostenibile e qualcuno ha deciso di trasferirsi qui, abusivo in casa propria, cittadino di un cantiere aperto.

Paradosso nel paradosso: "a me il Comune ha dato la residenza, non è incredibile? Non ci fa le opere per abitare qui, ma mi concede la residenza. Forse non si rendono conto di dove siamo - dice Monica - Abbiamo un allaccio in fogna approssimativo, nel senso che ci siamo allacciati alle fogne preesistenti; abbiamo il gpl con i bomboloni interrati nel palazzo, quindi siamo senza gas; la rete elettrica c'è grazie a una cabina fatta da noi; e a questo si aggiungono cavallette, blatte e topi e i furti di caldaie e negli appartamenti".

Insomma, c'è chi ha pagato la casa e non può entrare e chi invece decide di prendere possesso della "nuova" abitazione accollandosi i rischi: "carenza di tutto e nessuna tutela", riassume Monica che ci tiene a sottolineare che "le opere di urbanizzazione primaria non ce le stanno regalando, le stanno facendo con i soldi nostri, quelli pagati a cooperative e imprese dal momento del primo acconto". Ora l'appello dei cittadini "è al sindaco Marino perché venga qui a vedere con i suoi occhi la situazione in cui viviamo, e a Zingaretti, visto che siamo a 800 metri dalla Regione Lazio, ma nessuno si è mai degnato di venire".

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