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Mostre: a Spoleto 'Primitivo e contemporaneo', contaminazioni del tutto qui e ora

23 giugno 2016 | 19.48
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A sinistra maschera tribale (Collezione Moreno), a destra  'Crustumerium' di Serge Uberti
A sinistra maschera tribale (Collezione Moreno), a destra 'Crustumerium' di Serge Uberti

E' stata appena inaugurata, e rimarrà aperta fino al 31 luglio, la mostra 'Primitivo e contemporaneo' allestita a Spoleto, nello spazio di via della Salara Vecchia 5. Ben rappresentata dal suo titolo, la preziosa collezione di 'opere primitive', costruita negli anni dalla passione di Carmen Moreno per le culture tribali di Africa e Asia, si confronta con le opere di artisti contemporanei come Paolo Martellotti, Serge Uberti e Rafael Vanegas in un dialogo non occasionale. A legare questi artisti con la collezione Moreno è l’appartenenza a una stessa 'tribù metropolitana': codici di appartenenza e di espressione, percorsi, se non del tutto comuni, decisamente affini, garantiscono la proficuità del dialogo, la non arbitrarietà delle scelte.

Gli oggetti della collezione Moreno scandiscono le tappe di un percorso ascensionale (lo spazio dell'allestimento si sviluppa su tre livelli) dove si incontrano le misteriose sculture di Martellotti, le porte sacre e i vascelli volanti di Uberti e i 'fiori del male' di cui Vanegas inonda i suoi quadri. Circa cinquanta opere 'contemporanee' insieme a una trentina di pezzi 'primitivi' e preziosi (maschere rituali, tessuti antichi, sculture e idoli) aboliscono i tradizionali confini cronologici perché tutto è uguale a tutto e tutto ed è contemporaneo qui e ora, in una feconda contaminazione.

Questo particolarissimo cocktail estetico, già andato parzialmente in tournée nelle vertine di Valentino a Roma, Milano, New York, Parigi, Hong Kong e Londra, si arricchisce di un altro possibile dialogo estetico, questa volta con la collezione della maison Moreno ispirata all’Africa. A Spoleto il modulo si è sviluppato, complice anche l’aria della città che ospita, per la 59ª volta, il Festival dei Due Mondi e così fortemente segnata dalla presenza del contemporaneo in dialogo permanente con la memoria storica.

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