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Sanita': Cao, a 1 anno dalla laurea 2 odontoiatri su 5 disoccupati o precari

05 dicembre 2014 | 16.33
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Una laurea in odontoiatria non garantisce più il lavoro subito, ancor di più che in medicina. Soltanto nell’ultimo anno, il tasso di occupazione è sceso di sette punti percentuali.

Sanita': Cao, a 1 anno dalla laurea 2 odontoiatri su 5 disoccupati o precari

Una laurea in odontoiatria non garantisce più il lavoro subito. Oggi, a un anno dalla laurea, quasi il 40% dei dentisti è disoccupato o precario contro il 30% dei medici. Soltanto nell’ultimo anno, il tasso di occupazione è sceso infatti di sette punti percentuali. Mentre nel nostro Paese questi professionisti hanno raggiunto il rapporto di uno ogni mille abitanti, rendendoci il secondo paese in Europa per incidenza, dopo la Grecia. Sono alcuni dati del Secondo Rapporto Eures-Cao (Commissione albo odontoiatri) dedicato a 'Le sfide della crisi alla Professione Odontoiatrica, tra qualità delle prestazioni e distorsioni di mercato', presentato questa mattina a Roma.

Una fotografia scattata a partire da un campione di circa 400 studenti e neolaureati e 30 docenti di 28 corsi di laurea. Tra il 2012 e il 2013 il tasso di occupazione dei dentisti italiani ad un anno del conseguimento del titolo è passato dal 70% al 63%. Un trend di riduzione confermato anche dai dati degli ultimi 5 anni. Gran parte dei neolaureati - secondo il rapporto - passa per una fase di precarietà o di lavoro nero. Per i giovani dentisti le cose migliorano dopo i tre anni successivi alla laurea, quando la maggioranza lavora. Ma resta il problema di un ampio numero di professionisti 'maloccupato' a inizio carriera.

"Tra chi non trova lavoro dopo la laurea - spiega il presidente Cao Giuseppe Renzo - nei tre anni successivi un buon 15% trova occupazione, ma in strutture fatiscenti o nei mega centri dove vengono pagati 600 o 800 euro al mese. O sono addirittura pagati in nero".

Le retribuzioni, in ogni caso, complessivamente scendono. La 'paga' base dei giovani dentisti ad un anno dalla laurea è di circa mille euro, con una maggiore penalizzazione per le donne: in media 1176 euro per i maschi e 867 per le donne. Dopo tre anni la media sale a 1568 euro, mantenendo però lo svantaggio al femminile. Cifre che non corrispondono alle aspettative degli studenti e dei neolaureati. "Anche in questa professione abbiamo ormai la 'generazione mille euro'", ha concluso Renzo ricordando l'importanza di una lotta incisiva all'abusivismo, "fenomeno fortemente presente nel settore e che toglie, futuro ai giovani, inquina la concorrenza e danneggia i cittadini" .

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