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Aborto, Papa: "E' giusto affittare un sicario? Non perdiamo la coscienza umana"

10 gennaio 2021 | 21.59
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Il Papa, in un’intervista esclusiva al Tg5, parla anche dell'emergenza coronavirus: "Vacanze nei luoghi di mare e in altri paesi mossa suicida, con le spiagge piene contagio terribile"

(Afp)
(Afp)

"E' giusto affittare un sicario per risolvere un problema? Uno che uccida la vita umana? Questo è il problema dell’aborto. Scientificamente e umanamente. Non immischiare le religioni, che vengono dopo, ma non è da perdere la coscienza umana". Il Papa, in un’intervista esclusiva al Tg5, torna sul tema dell’aborto. Nell’ottobre 2018 in occasione di una udienza generale, Bergoglio utilizzò parole nette: "L’aborto è come affittare un sicario, non è un atto civile".

"Il problema della morte - osserva oggi Francesco nell’intervista a Fabio Marchese Ragona - non è un problema religioso, stai attento: è un problema umano, pre-religioso, è un problema di etica umana. Poi le religioni lo seguono, ma è un problema che anche un ateo deve risolvere in coscienza sua. Io faccio due domande a una persona che mi fa pensare a questo problema. Io ho il diritto di fare questo? La risposta scientifica: la terza settimana, quasi la quarta, ci sono tutti gli organi del nuovo essere umano nel grembo della mamma, è una vita umana. Io faccio questa domanda: è giusto cancellare una vita umana per risolvere un problema, qualsiasi problema? No, non è giusto. E' giusto affittare un sicario per risolvere un problema? Uno che uccida la vita umana? Questo è il problema dell’aborto. Scientificamente e umanamente. Non immischiare le religioni che vengono dopo, ma non è da perdere la coscienza umana".

"Anche scartare i bambini - dice Francesco - senza educazione se ne scartano per sfruttarli dopo: senza togliergli la fame, crescono malati e muoiono. I bambini non producono e vengono scartati. Scartare gli anziani: gli anziani non producono e vengono scartati. Scartare gli ammalati o accelerare la morte quando è terminale. Scartare affinché la cosa sia più comoda per noi e non ci porti tanti problemi. Questa è la cultura dello scarto".

Il Papa parla anche dell'emergenza coronavirus e pensa all’estate ‘libertina’ dei vacanzieri di tutto il mondo, inclusi gli italiani. E, alla domanda relativa al fatto che in tanti hanno approfittato del lockdown per partire, osserva: "Questo è un altro problema grave. In un paese in cui il governo dice che dal giorno dopo ci sarà il lockdown ecco che quel giorno sono partiti più di 40 aerei civili e privati per andare a fare le vacanze nei luoghi di mare e in altri paesi. Questo è uno scandalo perché non si pensa più agli altri e alla comunità. In più è stata anche una mossa suicida. Con le spiagge piene, il contagio lì è stato terribile".

"E' successo anche da noi, mi ricordo quest’estate che la gente non se n’è curata molto - dice Bergoglio -. Ma dall’altra parte io capisco le persone. Pensiamo a una famiglia con due figli che vive in un appartamento, non è una situazione facile con il lockdown. Capisco bene la sofferenza della gente, per questo è importante la vicinanza anche degli amici con il telefono. La vicinanza ti fa andare avanti in questa crisi ma scappare per fare i propri comodi e le vacanze non aiuta. Pensare al noi e cancellare per un tempo l’io. O ci salviamo 'noi' o non si salva nessuno".

Poi nuovo monito del Papa alla classe dirigenziale - sia politica che religiosa - a lavorare compatti per il bene comune nel momento della pandemia. "La classe dirigenziale - dice Bergoglio - ha il diritto di avere punti di vista diversi e anche di avere la lotta politica. E' un diritto: il diritto di imporre la propria politica. Ma in questo tempo si deve giocare per l’unità, sempre. In questo tempo non c’è il diritto di allontanarsi dall’unità".

"Per esempio - esemplifica Francesco - la lotta politica è una cosa nobile, i partiti sono gli strumenti. Quello che vale è l’intenzione di fare crescere il Paese. Ma se i politici sottolineano più l’interesse personale all’interesse comune, rovinano le cose. In questo momento la classe dirigenziale tutta non ha il diritto dire 'Io'. Si deve dire 'Noi' e cercare un’unità davanti alla crisi. Passata la crisi ognuno ritorni a dire 'Io', ma in questo momento, un politico, anche un dirigente, un vescovo, un sacerdote, che non ha la capacità di dire 'noi' non è all’altezza. Deve prevalere il 'Noi', il bene comune di tutti. L’unità è superiore al conflitto. I conflitti sono necessari, ma in questo momento devono fare vacanze".

Bergoglio insiste: "Bisogna sottolineare l’unità, del paese, della chiesa e della società. Chi dice che 'in questo modo si possano perdere le elezioni' dico che non è il momento, questo è il momento della raccolta. 'L’uva si raccoglie in autunno', questo è il momento di pace e non crisi, bisogna seminare il bene comune". Da qui il monito: "Io dico a tutti i dirigenti - pastorali, politici, imprenditoriali - di cancellare per un po’ la parola 'io' e dire la parola 'noi'. Perdi un’opportunità: la storia te ne darà un’altra. Ma non fare il tuo negoziato, il tuo negozio sulla pelle dei fratelli e delle sorelle che stanno soffrendo per la crisi. Davanti alla crisi, tutti insieme, 'noi', cancellare l’'io', per il momento".

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