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Arrestato in Libia Abu Nassim, reclutatore jihadisti in Italia

18 agosto 2016 | 12.06
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Arrestato in Libia Abu Nassim, reclutatore jihadisti in Italia

Il tunisino Moez Ben Abdelkader Fezzani alias Abu Nassim è stato arrestato in Libia dalle forze di Zintan, alleate dell'esercito nazionale libico del generale Khalifa Haftar. Lo ha riportato il giornale online 'Libya Herald', precisando che con lui sono stati catturati almeno altri 20 affiliati del sedicente Stato Islamico (Is).

L'arresto sarebbe avvenuto alcuni giorni fa nella zona tra le città di Rigdaleen e Al-Jmail, nella Libia occidentale, ma la notizia - scrive il giornale - è stata diffusa solo ieri.

Da giovane immigrato a Milano a 'generale' dell'Is, tra i terroristi più ricercati al mondo: è questa la storia del 47enne tunisino, arrestato in Libia.

Una vecchia conoscenza dei servizi segreti, ritenuto tra i personaggi più pericolosi tra quelli collegati all'Italia. Nel 1990 il suo primo permesso di soggiorno indica un indirizzo di Milano e nel capoluogo lombardo sono diverse le sue tracce: ospite in un dormitorio in via Corelli, frequenta un corso da falegname, si divide lavorando come ambulante o nel campo dell'edilizia.

Ma c'è anche dell'altro, come racconta lui stesso. "A Milano ho venduto eroina e hashish prima di diventare un uomo pio e religioso" dice nel dicembre 2009 ai magistrati milanesi, appena riconsegnato dopo 7 anni passati in mani Usa nella prigione di Bagram, in Afghanistan. Davanti al gip Guido Salvini racconta l'incontro con Lotfi, il suo ingresso nel centro islamico di viale Jenner e la sua conversione. "Mi convinsero i sermoni dell'imam Anwar Shaaban. Parlai con lui, che, dopo avere verificato la mia determinazione, fece in modo che raggiungessi quei luoghi".

Dopo 12 mesi di guerra, torna a Milano trasformato in un mujaheddin con il ruolo di 'reclutatore' di tunisini - tra i frequentatori del centro di viale Jenner e la moschea di via Quaranta - in partenza per il Pakistan. È qui che viene arrestato dai militari americani.

Riconsegnato all'Italia e processato, nel 2012 viene assolto in primo grado. Ritenuto un soggetto pericoloso per la sicurezza nazionale si procede all'espulsione, ma scappa lanciandosi dall'auto della polizia. Dopo una caccia di giorni viene fermato nuovamente: "Sentirete ancora parlare di me", dice agli agenti che lo caricano sull'aereo per Tunisi. Una promessa mantenuta.

E' in Siria quando, nel 2013, i giudici d'appello di Milano ribaltano il primo verdetto e lo condannano a sei anni. Il suo prestigio e il suo ruolo cresce nelle fila dei combattenti come emerge nell'inchiesta 'Rakno Sadess'.

Dopo il fallimento delle Primavere arabe, si lascia sedurre dal califfo Al-Baghdadi: è ritenuto responsabile dell'attacco dell'Is a marzo contro la città di Ben Guerdane, dove muoiono 45 combattenti e 13 agenti delle forze di sicurezza.

Avrebbe militato tra le fila del gruppo Ansar al-Sharia, sarebbe tra i capi della cellula dell'Is nella zona di Sabratha in Libia. Dopo i raid effettuati nella zona lo scorso febbraio dagli Usa, avrebbe lasciato la città alla volta di Bengasi e Sirte.

Il sospetto degli 007 è che abbia riattivato la rete dei suoi uomini in Lombardia per reclutare foreign fighter, ma anche per possibili attacchi da parte di lupi solitari presenti nel Milanese. Secondo le prime informazioni sul suo arresto, era fuggito da Sirte e stava cercando di entrare nella vicina Tunisia, dove era da febbraio il "terrorista più ricercato".

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