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Acciaierie Italia: per ex Ilva decarbonizzazione in 10 anni, sindacati freddi, una eternità

13 dicembre 2021 | 19.39
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Acciaierie Italia: per ex Ilva decarbonizzazione in 10 anni, sindacati freddi, una eternità

Dieci anni per decarbonizzare l'ex Ilva di Taranto e consegnare al Paese, con un investimento di 4,7 mld di euro, un'acciaieria verde che già entro il 2025 avrà abbattuto del 40% la produzione di C02 e del 30% quella di polveri sottili e che per quella stessa data riassumerà tutta la forza lavoro, al momento in cig, e assicurerà l'aumento della produzione a 8 milioni di tonnellate. E' questo il piano industriale, o meglio il progetto come più volte chiamato, che l'Ad di Acciaierie d'Italia, Lucia Morselli ha presentato, con il presidente Franco Bernabè, a Fim Fiom Uilm Uglm e Usb, in pressing da mesi su governo e azienda per ottenere un tavolo al quale discutere del futuro dell'ex Gruppo Ilva dopo l'ingresso dello Stato nella proprietà dell'acciaieria.

Un confronto dunque atteso, quello di oggi, al centro anche di uno sciopero generale delle tute blu il 10 novembre scorso, che però ha lasciato freddi i sindacati che al termine di un round tutto sommato breve, non più di tre ore, hanno parlato di incontro preliminare: "10 anni sono una eternità, serve avviare subito un confronto serrato", hanno detto in sintesi. Un piano che comunque sicuramente convince l'azionista pubblico che però chiede tempo: " il piano è realistico ma non semplice. Il passaggio all’idrogeno e la gestione e le conseguenze degli aspetti occupazionali hanno bisogno di tempo. Il quadro delineato oggi è più complicato di quanto ci aspettassimo, serve fiducia", dice al termine il ministro dello sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti che ribadisce l'impegno del governo nella partita.

"Il governo farà la sua parte, continuerà a lavorare con spirito costruttivo mettendo ordine in un pacchetto di norme e di strumenti che consentano di gestire la fase di transizione verso il green di un settore strategico quale quello dell’acciaio”, spiega in linea con quanto espresso anche dal Ministro del lavoro, Andrea Orlando al tavolo. "Occorre lavorare ad una legge speciale con cui individuare un ammortizzatore che non sia di emergenza ma che definisca un intervento più strutturato che appoggi tutti quei lavoratori che per via della transizione si troveranno in difficoltà", riportano i presenti.

Ma i sindacati vogliono giocare a carte scoperte e andare a verificare nel dettaglio il piano, l'occupazione compresa quella dei lavoratori di Ilva in As, gli investimenti e la produzione. "E' stato un incontro preliminare. Le ipotesi di percorso che traguardano i prossimi dieci anni sono ancora molto lontane dal dettaglio degli investimenti, delle risorse e dei tempi necessari alla realizzazione del piano stesso. Si tratta di scenari di lungo termine largamente condizionati da elementi non disponibili alla contrattazione tra le parti, mentre continuiamo a registrare l'assenza di manutenzioni ordinarie e straordinarie e il sistematico ricorso alla cassa integrazione", commenta al termine il leader Fiom, Francesca Re David che chiede l'avvio di un tavolo sindacale che valuti stabilimento per stabilimento "la realtà e le prospettive industriali, ambientali e occupazionali di tutto il gruppo".

Anche più pessimista la visione della Uilm. "Dobbiamo provare a gettare il cuore oltre l'ostacolo. Un piano di dieci annidi cui non conosciamo i dettagli è una eternità e la situazione impiantistica intanto è disastrosa, gli impianti si fermano e i lavoratori vengono messi continuamente a rischio", dice Rocco Palombella, Uilm elencando gli ostacoli lungo la strada di una decarbonizzazione che non si fa in un giorno:"migliaia di lavoratori in cig, le ditte terze che non vengono pagate e i lavoratori di Ilva in As non sono stati neanche considerati. Siamo in grado di assicurare un futuro a questi lavoratori? Quando iniziamo?", si chiede sollecitando per questo, "un piano credibile".

Incontro "interlocutorio" anche per la Fim di Roberto Benaglia che vede sulla strada disegnata al piano "ancora molte difficoltà"; non ultimo quello che succederà a maggio 2022 tra Stato e Arcelor Mittal quando l'acciaieria passerà sotto la maggioranza del controllo pubblico. "Serve un confronto dettagliato, un programma così lungo ha infatti bisogno di molti approfondimenti. Il 2022 per noi dovrà essere l’anno della fiducia e della ripartenza, le criticità con cui chiudiamo il 2021 devono essere assolutamente risolte a partire dalla gestione ordinaria dell’impianto", conclude.

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