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Lavoro: Speranza, ok mediazione nel Pd, niente fiducia su jobs act

13 novembre 2014 | 16.47
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Il testo della delega sul lavoro sarà modificato recependo i contenuti approvati dalla direzione del Pd, tra cui le modifiche all'articolo 18 sui licenziamenti disciplinari. Da Bucarest Renzi parla di un grandissimo passo in avanti. Boschi: "Il 26 novembre data finale certa"

Matteo Renzi e Maria Elena Boschi (Foto Palazzo Chigi)
Matteo Renzi e Maria Elena Boschi (Foto Palazzo Chigi)

Accordo nel Pd sulle modifiche da apportare al Jobs Act alla Camera. Un passo in avanti che scongiura l'ipotesi di una fiducia sullo stesso testo uscito dal Senato. Ma è subito scontro con Ncd. Il presidente della commissione lavoro del Senato, Maurizio Sacconi, ritiene infatti "inaccettabile" la mediazione raggiunta. Di avviso opposto il ministro del lavoro, Giuliano Poletti, che evidenzia come "la definizione, da parte del gruppo Pd della Commissione Lavoro della Camera, delle posizioni che saranno sostenute sugli emendamenti alla legge delega di riforma del mercato del lavoro, rende certa l’approvazione del provvedimento nei tempi richiesti dal Governo e ne conferma i contenuti". Da Bucarest, il premier Matteo Renzi parla di un "grandissimo passo in avanti".

Il ministro per le Riforme Costituzionali e per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi, al termine della conferenza dei capigruppo a Montecitorio, ha detto che "il governo ha chiesto che si arrivi a una votazione a breve della Delega Lavoro in aula, proprio perché sentiamo l'urgenza di dare una risposta al Paese e perché riteniamo che le misure possano essere più efficaci se entrano in vigore in modo contestuale alla Legge si Stabilità, quindi agli incentivi fiscali e alla riduzione delle tasse sul lavoro, che sono contenuti nella manovra. Per cui il governo ha chiesto, rispettando il regolamento che lo consente, e quindi esercitando una legittima facoltà, di anticipare il voto finale in modo tale da procedere più rapidamente".

"La richiesta è stata accolta dalla presidenza della Camera e sostenuta dai gruppi di maggioranza. Il governo aveva chiesto di chiudere il provvedimento il 22 novembre e - su proposta della presidente Boldrini - è stato proposto che il voto finale avvenga il 26 novembre, per dare più spazio alla commissione Lavoro e al dibattito in aula". "Il governo non intende comprimere il confronto e il dibattito parlamentare ma vuole però che ci sia una certezza sui tempi. 22 o 26 non ne facciamo una questione di 4 giorni, l'importante è che si arrivi a un voto finale certo e se l'aula ratificherà la nostra proposta, questo -ha proseguito Boschi - potrà avvenire il 26 novembre, prima delle delega lavoro e questo creda sia un grande risultato per il governo".

"Il jobs act ha una sua solidità, serve al Paese, sono sicuro che la maggioranza responsabilmente lo approverà nei tempi che ci siamo dati insieme. La forma che è stata decisa mi pare molto buona e credo che ci sono buoni argomenti per stare insieme in quel testo", ha affermato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio.

La giornata è stata scandita da una serie di reazioni a catena innescate dalla fumata bianca in casa Dem. Il testo della delega sul lavoro sarà modificato, nel corso dell'esame alla Camera, recependo i contenuti approvati dalla direzione del Pd, tra cui le modifiche all'articolo 18 sui licenziamenti disciplinari, comunica il capogruppo del Partito democratico, Roberto Speranza, al termine della riunione che c'è stata con il responsabile economico dei democratici, Filippo Taddei, e il presidente della commissione Lavoro, Cesare Damiano.

Speranza ha inoltre assicurato che sul provvedimento non sarà posta la fiducia.''Grandissima soddisfazione" per l'intesa raggiunta viene espressa dal presidente del Partito democratico, Matteo Orfini. L'accordo comprende una serie di modifiche al testo della delega, che recepirà il documento approvato dalla direzione Pd, tra cui l'obbligo di reintegro nel caso di licenziamenti per motivi disciplinari (articolo 18). Inoltre sarà modificato il testo sui controlli a distanza e verranno stanziate maggiori risorse, nella legge di stabilità, per gli ammortizzatori sociali.

Immediata, però, la replica dal Ncd: non basta che la direzione del Pd abbia trovato un accordo sul Jobs Act per 'sdoganare' il provvedimento, serve anche una riunione di maggioranza. A puntare i piedi contro il rischio di "maggioranze spurie" è il presidente della Commissione lavoro del Senato, Maurizio Sacconi, che rivendica un provvedimento in cui "diventi possibile licenziare un assenteista o un ladro, in modo che l'imprenditore abbia finalmente il pieno governo dell'efficienza dell'impresa". Poi, lette le prima anticipazioni sui contenuti dell'accordo, arriva l'affondo: "Se il testo e' quello descritto dalle agenzie non e' accettabile. Ribadisco urgente riunione di maggioranza. Altrimenti si rompe la coalizione".

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