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Acea cambia passo. Tomasetti: "Finita stagione bollette pazze"

10 giugno 2015 | 19.03
LETTURA: 4 minuti

La società fuori da Mafia capitale "grazie alle procedure di controllo"

Catia Tomasetti, presidente Acea
Catia Tomasetti, presidente Acea

Acea cambia passo. "E' finita la stagione delle bollette pazze" e la digitalizzazione costruirà una società 2.0 capace di "ridurre a un terzo i tempi di risposta" ai clienti. Ora la multiutility romana, che "è stata capace di rimanere fuori da Mafia capitale" grazie alle procedure di controllo, "è pronta a cogliere le opportunità di aggregazione". Con il piano industriale 2015-2019 appena approvato dal cda, il presidente Catia Tomasetti, intervistata dall'Adnkronos, delinea le strategie del management a circa un anno dall'insediamento.

Bollette pazze. "E' finita la stagione delle bollette pazze: facciamo servizi al cittadino e per noi una bolletta pazza è una nota d'infamia", assicura Tomasetti. Il piano industriale, appena approvato dal cda, costruisce una Acea 2.0, con la digitalizzazione di tutti i processi di lavoro. "Diventiamo la prima multiutility completamente digitale" e, soprattutto, rivendica Tomasetti, "riduciamo i tempi di risposta al cliente a un terzo degli attuali": "se un cliente chiede oggi un preventivo di allacciamento i tempi medi di risposti sono di 30 giorni, con la digitalizzazione scendiamo sotto i 10 giorni". Questo grazie "a un investimento importante, di 50 mln: partiamo a ottobre 2015 per l'idrico a Roma e nel Lazio, poi sarà la volta di energia elettrica e illuminazione pubblica".

Aggregazioni. Acea è pronta a partecipare, da soggetto aggregatore, al processo di consolidamento nel settore delle utility. Il presidente della società schiera la società romana nel risiko che dovrebbe aprirsi a seguito dell'impulso arrivato con la legge di stabilità. "Siamo il primo operatore nell'idrico in Italia e uno dei principali in Europa e condividiamo la filosofia della legge stabilità: le aggregazioni aiutano a dare un servizio migliore a un costo più basso e noi siamo pronti a cogliere le occasioni, a partire dalle regioni in cui siamo presenti, Lazio, Toscana, Campania e Umbria". Tomasetti insiste sul ruolo che potrà avere Acea. "Siamo aperti a ogni proposta, siamo pronti a partecipare con le strutture, le persone e la disponibilità finanziaria ma dipenderà dalle istituzioni locali dare impulso alle aggregazioni", spiega. Anche perché rispetto ai tempi previsti inizia ad accumularsi un certo ritardo. "Tutti si aspettavano che succedesse qualcosa entro il 2015. Siamo a metà anno e non ho visto muoversi molto...", osserva. Acqua, energia, ma non solo. "Siamo il quinto operatore nei rifiuti e abbiamo ambizione di diventare il terzo. Abbiamo programmato 235 mln di investimenti in 4 anni, ci si possono aprire opportunità a breve perché la Regione Lazio ha necessità di fare nuove infrastrutture di smaltimento e noi possiamo essere i candidati ideali", fa notare il presidente di Acea.

Mafia capitale. Acea è rimasta fuori dalle vicende giudiziarie di Mafia capitale grazie alle procedure di controllo di cui è dotata. Tomasetti rivendica la posizione della società, capace di operare nella realtà romana senza subire le interferenze del malaffare. "Abbiamo dimostrato di essere diversi da altre aziende a partecipazione pubblica. Essendo quotati, siamo dotati di strutture e procedure di controllo che devono necessariamente essere efficienti. L'azienda è stata protetta", spiega. "Abbiamo nel nostro dna la cultura della legalità, e anche chi c'era prima di noi è stato garantito da procedure che hanno funzionato. Leggi come la 231 che impongono di dotarsi di strutture per prevenire i reati, però, non sono implementate da altre aziende", osserva, lanciando un appello a tutte le altre imprese: "invito anche le piccole imprese, non quotate, a porsi il problema e dotarsi di procedure che possano identificare da subito la potenzialità del rischio facendo sì che non diventi un cancro".

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