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Acqua: al via in Italia il Water Safety Plan, Cap apripista per il Paese

15 gennaio 2016 | 18.24
LETTURA: 9 minuti

Alessandro Russo presidente Gruppo Cap
Alessandro Russo presidente Gruppo Cap

Parte anche in Italia il Water Safety Plan, piano di sicurezza dell’acqua. A seguire la direttiva europea che prevede un controllo sull’acqua non più solo su base analitica semplice ma attraverso un monitoraggio e una mappatura del rischio sul territorio milanese, è il gruppo Cap, guidato da Alessandro Russo, che può fare da apripista a livello nazionale.

“Quello che stiamo facendo -spiega Russo all'Adnkronos- è un lavoro legato a una sperimentazione su basi di livello europeo per garantire un’acqua ancora più sicura. Si tratta -sottolinea- di una rivoluzione totale del meccanismo di controllo dell’acqua che siamo i primi a sperimentare a livello nazionale”.

L'acqua, sottolinea Russo "è un elemento fondamentale per il nostro futuro, per il modo di vivere il territorio. Occorre quindi consumare questo bene nel rispetto dell'ambiente. Sia l'acqua che va bevuta, che deve essere sempre di maggiore qualità, sia l'acqua che noi depuriamo e che riportiamo nell'ambiente".

"Un lavoro, quello che iniziamo oggi -spiega- legato a una sperimentazione su basi di livello europeo rispetto a un nuovo modo di monitorare la qualità dell'acqua, per garantire ai nostri cittadini un'acqua che sia ancora più sicura di quella che bevono adesso e ancora più monitorata. Il tutto -aggiunge- verso un percorso che porti tutti i cittadini ad affezionarsi ancora di più a quella che è l'acqua che una volta si chiamava del sindaco e a vivere con serenità il rapporto con questo bene fondamentale per l'umanità".

Il tema dell'acqua e del Wsp è stato al centro di un convegno organizzato con il patrocinio del ministero della Salute e dell'Istituto Superiore della Sanità, alla presenza di esperti mondiali di acqua potabile a uso umano. Il Water Safety Plan, spiega ancora Russo "è una direttiva europea che in buona sostanza prevede che i controlli dell'acqua non vengano più fatti su base analitica semplice ma attraverso un monitoraggio e una mappatura del rischio".

"Tutto questo -osserva- con il coinvolgimento di tutti i soggetti che si occupano della qualità dell'acqua, quindi non solo il gestore ma anche enti locali, l'Arpa, Regione lombardia. Una rivoluzione totale -osserva- nel meccanismo di controllo dell'acqua e noi siamo i primi a sperimentarlo su base nazionale siglando un accordo con l'Istituto superiore della sanità".

Per quanto riguarda l'area metropolitana milanese "è un'area molto particolare -sottolinea Russo- perchè al suo interno comprende sia elementi di urbanizzazione che elementi agricoli e di industria, quindi un perfetto campione nazionale. In più, abbiamo fatto in questi anni tanti lavori di mappatura che ci consentono di essere già pronti per implementare questo servizio. Iniziamo in questi giorni, con l'Istituto superiore della sanità, una sorta di start up su scala vasta da cui deriveranno le linee guida che anche su scala nazionale verranno emanate per aderire al wsp e applicare al meglio la normativa comunitaria".

Un esperimento pilota che parte proprio dalla Lombardia, regione dove, come spiega l'assessore regionale all'Ambiente Claudia Maria Terzi "con l'acqua scontiamo un po' un'eredità che abbiamo raccolto, che era di una frammentazione eccessiva del territorio per quanto riguarda le aziende di gestione. Da due anni a questa parte -osserva- ci stiamo impegnando fortemente per concludere un processo di razionalizzazione che vuol dire arrivare ad aziende più sostenute dal punto di vista dei numeri, che hanno una maggiore competenza, ma sopratutto una maggiore possibilità di intervento che è quello che serve".

Per quanto riguarda la qualità dell'acqua che esce dai rubinetti dei 10 milioni di cittadini lombardi "possiamo dire che possono contare, in maniera assoluta, su una qualità buona e questo è il frutto di un grande sforzo quotidiano che deve essere non solo delle istituzioni ma anche dei cittadini stessi, che devono ricordare che l'acqua non è una risorsa infinita, anzi è una risorsa finita, e che il trattamento dell'acqua ha un costo importante: meno la si utilizza in senso peggiore e meglio è".

Per quanto riguarda il progetto Cap "è un progetto molto virtuoso -osserva l'assessore- il primo che ha concluso l'iter non solo di razionalizzazione di organizzazione ma che ha già nel tempo iniziato a dar vita a tanti investimenti sul territorio. Questo è proprio l'esempio di come gli obiettivi che la legge nazionale si pongono sono obiettivi concreti e quindi validi. Una grande azienda, ben strutturata, concreta -conclude- che fa atti di miglioramento anche delle infrastrutture".

Quanto all'Istituto superiore della sanità "al gruppo Cap -spiega Luca Lucentini, ricercatore e direttore del reparto di igiene delle acque interne- daremo un supporto tecnico scientifico, cercheremo di portare conoscenze trasversali alla realizzazione del piano, che è sotto l'egida del gestore idropotabile, con la partecipazione di altri enti territoriali, Asl, Arpa e comuni in primis".

Ma per la qualità dell'acqua possiamo stare tranquilli? "I dati ci dicono di sì", risponde il ricercatore. "Abbiamo più del 99,5% di conformità sui dati oggetto di regolare controllo. Abbiamo però interesse, e per questo ci stiamo applicando sui piani di sicurezza, per situazioni che a livello di sito specifico possono determinare rischi specifici particolari".

In pratica, per ogni sistema acquedottistico, spiega Lucentini "vengono valutati i possibili pericoli che possono compromettere la sicurezza dell’acqua in ogni fase della sua presenza nell’ambiente naturale, captazione, trattamento e distribuzione fino al rubinetto, stimandone il rischio e il possibile impatto sulla salute e, soprattutto, ridefinendo le misure per evitare pericoli".

"Un lavoro multidisciplinare e poliedrico -sottolinea- definito in una Linea guida nazionale, che Cap intende attuare in una filiera idro-potabile complessa e di larga estensione, svolto in cooperazione con le Autorità sanitarie e ambientali regionali e locali, e con il supporto tecnico-scientifico dell’Iss. Certamente, data la sua portata innovativa, le esperienze del progetto andranno a contribuire alle azioni di prevenzione in tema di acqua e salute coordinate dal ministero della Salute e condotte da molte Regioni e Province Autonome -conclude- fornendo anche elementi di conoscenza originali da condividere in ambito europeo ed Oms”.

Presente all'incontro, tra gli altri, anche John Fawell, dell'Organizzazione mondiale della sanità, che ricorda come, l'aspetto sanitario sia fondamentale nel Water Safety Plan. "Un'acqua potabile sicura -sostiene- è un vantaggio per tutti". Ma i rischi maggiori arrivano ancora dai microrganismi patogeni "che rappresentano la maggiore minaccia per la nostra salute. A questo proposito- conclude- devo fare i complimenti all'Italia per i notevoli passi avanti fatti in questo settore, passi che l'Oms apprezza moltissimo".

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