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Acqua: crescono gli investimenti (+14%), nuova fiducia dal mondo finanziario

08 ottobre 2015 | 18.07
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In Italia le tariffe più basse d'Europe: 1,60 euro ogni mille litri
In Italia le tariffe più basse d'Europe: 1,60 euro ogni mille litri

Acqua, un percorso in salita che negli ultimi due anni registra un inversione di tendenza con una crescita negli investimenti del 14% rispetto al 2011 e una nuova fiducia del settore finanziario. Molto da fare su depurazione e dissesto idrogeologico, ma ci sono segnali incoraggianti: 528 milioni di euro di investimenti a Roma, 200 a Milano, 416 a Torino, 210 a Genova, per nuovi acquedotti e fognature. Anche i cittadini hanno le loro responsabilità, con un tasso di morosità quattro volte superiore ad altri settori. E' quanto emerge dal "Rapporto generale sulle acque" presentato oggi da Utilitalia al "Festival dell'acqua" in corso al castello Sforzesco di Milano.

Sul fronte tariffe, l'Italia vanta il primato di più basse d'Europa - 1,60 euro ogni mille litri in media contro i 6,63 euro che si pagano a Copenhagen, i 5,70 euro a Berlino, i 4,20 euro a metro cubo che sostengono i parigini e i 3,95 che di Londra - ma questo primato, spiega Utilialia, paradossalmente non è una buona notizia. "Abbiamo poche risorse economiche da investire in infrastrutture e questo si traduce in acquedotti che perdono e mancanza di impianti di depurazione che lasceranno un forte debito ambientale sulle spalle dei nostri figli".

Di recente è stata istituita una struttura di missione del governo sul dissesto idrogeologico e le infrastrutture idriche che - ha spiegato Mauro Grassi - per la prima volta ha realizzato un piano nazionale per la riduzione del rischio frane e alluvioni, ha fatto approvare 1,3 miliardi di euro per i punti critici del Paese e stanziato 754 milioni di euro che attendono il visto della Corte dei Conti per confluire nelle casse di alcune regioni. Nonostante queste somme importanti, relative a stanziamenti non spesi tra il 2000 e il 2010, continua a comandare una farraginosità normativa e una lentezza burocratica che ne rende difficile l'effettivo impiego per i finanziamenti europei.

Luci e ombre, osserva Utilitalia, che riguardano anche il tema degli investimenti, dell'economia e dell'occupazione. Per raggiungere livelli standard su infrastrutture e servizi, in Italia ci sarebbero da investire - secondo i dati dell'Autorità per l'Energia Elettrica, il Gas ed il Sistema Idrico - circa 65 miliardi nei prossimi trent'anni. Traducibili, secondo Utilitalia, in un flusso annuale di circa 5 miliardi, di cui uno per recuperare i ritardi in fognature e depurazione, tra i 2,5 e i 3,5 per la sostituzione di reti o manutenzioni straordinari e un altro miliardo di euro per la tutela dei bacini e delle falde idriche. Gran parte di queste risorse sarebbero da destinare al Mezzogiorno, dove si registrano i maggiori ritardi nelle infrastrutture e nelle forme gestionali.

Qualche aspetto positivo però c'è. Dopo decenni di immobilità del settore e sfiducia del settore creditizio per un comparto dalle normative instabili, "il lavoro dell'Aeegsi sul metodo tariffario - spiegano da Utilitalia - sta producendo una nuova attenzione dal mondo finanziario. Per un settore che conta su soldi pubblici solo per il 10,8% degli importi necessari, è importante poter ricorrere a finanziatori esterni trovando ascolto". Nel 2014, sulla base di questa nuova fiducia , sono stati finanziate opere per 1,8 miliardi di euro, segnando un +14% rispetto al 2011.

"Non è più tollerabile - osserva il presidente Giovanni Valotti - che, mentre la legislazione nazionale spinge in modo netto verso le aggregazioni, l'applicazione a livello locale si trasformi in leggi regionali che puntano esattamente all'opposto ". Ma se i ritardi burocratici, il labirinto normativo e le responsabilità degli amministratori locali sono tra le cause di molti ritardi e disastri idrogeologici - sostengono Antonio Stella, Mario Tozzi e Luca Mercalli - anche i singoli cittadini hanno la propria parte di responsabilità. In Italia, a fronte di aumenti di bolletta di 10 euro l'anno consumiamo e sprechiamo più acqua di tutti i nostri vicini europei (circa 200 litri per abitante al giorno, con punte ben più elevate, contro una media europea inferiore ai 165). Il Belpaese ha inoltre un tasso di morosità nell'acqua del 4,3% contro un 1,2% delle bollette energetiche. L'Italia è tra i maggiori consumatori di acque minerali al mondo, nonostante goda di un territorio ricco di falde di ottima qualità.

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