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Libri: Acutis e Newport, il sacro e il profano per parlare ai digital addicted

14 ottobre 2020 | 18.49
LETTURA: 3 minuti

Il giornalista cattolico Maurizio Scandurra approfondisce la figura del beato proclamato il 10 ottobre scorso nel giorno dell'uscita in Italia del libro 'Deep Work' del professore di Computer Science alla Georgetown University

Carlo Acutis
Carlo Acutis

Carlo Acutis e Cal Newport, il sacro e il profano per parlare ai digital addicted nell'era informatica e riscrivere le regole di un sano rapporto tra uomo e macchina, dove la parola macchina evoca tutto ciò che, attraverso i vari device, ci collega a Internet e ci fa vivere, come si suol dire, 'connessi'. A mettere in relazione le due figure è il giornalista cattolico Maurizio Scandurra che, nel giorno dell'uscita in Italia dell'atteso bestseller del professore di Computer Science alla Georgetown University, Cal Newport, approfondisce con l'Adnkronos la figura di Carlo Acutis proclamato beato lo scorso 10 ottobre ad Assisi.

"Carlo Acutis - racconta - è stato il primo millennial della storia a saper donare un cuore a un computer, facendo propria l’intuizione del Beato Giacomo Alberione nell’uso dei mezzi di comunicazione per evangelizzare. Giovanissimo e autodidatta, apprese i rudimenti d’informatica sui testi accademici del Politecnico, per tradurli in programmi con cui diffondere in rete straordinari messaggi cristiani di amore universale".

E questo con il duplice obiettivo di "far camminare insieme tecnologia ed etica, scongiurando contagiose forme di tecnocrazia. C’è il rischio, infatti - è la valutazione di Scandurra - che in questa transizione storica di secolarizzazione estrema all’intelligenza artificiale e ai suoi derivati, coltivati tutti all’interno di sistemi informatici di altissima complessità, vengano diffusamente attribuiti un potere taumaturgico e un fascino miracolistico impropri e fuorvianti. Senza contare che, come scrive Newort, 'in questo momento il lavoro intenso appare essere un grande svantaggio in un tecnopolio, perché si basa su valori come la qualità, l’artigianalità e la competenza, che sono decisamente vecchio stile e non tecnologici'".

"L’esempio di santità moderna proposto dal neo Beato Carlo Acutis - sottolinea Scandurra - costituisce per i giovani contemporanei una risposta nuova ed efficace nell’impiego formativo e informativo insieme dei new media, ristabilendo così un corretto rapporto genealogico fra l’uomo e la macchina in linea con le parole del gesuita Roberto Busa, pioniere dell’informatica umanistica, che reputava il computer ‘il nipotino di Dio’ in quanto Padre dell’umanità".

"E il quindicenne studente milanese proclamato beato lo scorso 10 ottobre è proprio lo specchio - analizza il giornalista cattolico - di un rapporto edificante con le nuove tecnologie. Social e web possono inibire pesantemente lo spirito critico producendo assuefazione, accentuazione del narcisismo con alienazione dalla realtà, riducendo capacità di concentrazione e profondità di pensiero, come evidenzia anche Newport. L'iperconnessione costante veicola un modello comportamentale e consumeristico globale fatto di omologazione massiva, a discapito di percorsi di crescita personali tailor made e, quindi, in un'ultima analisi di libertà".

"Carlo Acutis, figlio di prestigiosi assicuratori - osserva infine Scandurra - presenta interessanti parallelismi con altri grandi santi. Con Giuseppe Benedetto Cottolengo e Francesco d’Assisi, infatti, condivide infatti la provenienza da una famiglia agiata e come loro anche il Beato indicato da Papa Francesco quale ‘patrono di Internet’ ha scelto di spogliarsi dell’opulenza e servire Gesù nell'azione di supporto ai poveri. Perfetto interprete del proprio tempo, ha reso la Parola di Dio e l’informatica del contatto una cosa sola, in nome di un’economia della fraternità oggi sempre più urgente".

(di Veronica Marino)

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