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Il lutto

Addio a Nekrosius, maestro del teatro

20 novembre 2018 | 12.01
LETTURA: 4 minuti

Foto di Augustas Didžgalvis da Wikipedia
Foto di Augustas Didžgalvis da Wikipedia CC license

Il maestro lituano Eimuntas Nekrosius, considerato tra i più famosi registi teatrali affermati a livello internazionale, è morto improvvisamente la notte scorsa in una clinica di Vilnius dove era stato ricoverato al suo rientro da un viaggio all'estero. Il celebre regista avrebbe compiuto 66 anni domani. Lascia la moglie, la scenografa Nadezda Gultiajeva, e due figli. Era nato a Pazobris il 21 novembre 1952.

Intensa è stata l'attività anche in Italia come regista di prosa, da Anton Cechov a William Shakespeare: è stato direttore artistico del Teatro Olimpico di Vicenza (2011-2013). Sempre in Italia ha debuttato come regista lirico: nel 2002 al Teatro Comunale di Firenze propose un indimenticabile "Macbeth" verdiano, mentre alla Scala di Milano nel 2010 aveva firmato il "Faust" di Gounod.

Nei suoi spettacoli, espressivi e visuali, Nekrosius dedicava particolare attenzione non solamente all'interpretazione emozionale degli attori, ma anche all'utilizzo degli oggetti sul palcoscenico che si trasformano quasi in un racconto autonomo. I suoi lavori oltre che in Lituania e in Italia, hanno avuto grande accoglienza in Austria, Iugoslavia, Finlandia, Israele, Norvegia, Svezia, Svizzera, Russia e Usa.

Diplomato presso l'Istituto d'arte Lunacarski di Mosca, Nekrosius si è messo in luce come direttore e regista del Teatro dei giovani di Vilnius e quindi al Teatro drammatico di Kaunas. Nel 1993 è stato nominato regista del Festival internazionale di teatro lituano e nel 1998 ha fondato il centro artistico indipendente Meno fortas.

Gli spettacoli di Nekrosius hanno partecipato con successo di pubblico e critica a molti festival teatrali internazionali e hanno ottenuto importanti riconoscimenti: nel 1996 gli è stato consegnato il Premio Ubu per il migliore spettacolo teatrale straniero presentato in Italia; nel 2001 la critica russa gli ha assegnato il Premio Konstantin Stanislavskij.

"Artefice di un teatro visionario e antinaturalistico", secondo l'Enciclopedia Treccani, Nekrosius ha creato spettacoli di inconsueta ricchezza vitalistica e varietà d'invenzione che, fondati su una metaforica e talvolta vorticosa stratificazione espressiva, combinano la logica ipnotica dei sogni e della poesia e le gags ludiche e clownesche del circo: "Sapore di miele" di Delaney (1976), "Ivanov" di Cechov (1978), "Un giorno come un secolo" di Ajtmatov (1983), "Zio Vanja" di Cecov (1986), "Il naso" di Gogol (1990), "Mozart e Salieri. Don Giovanni. Peste" di Puskin (1994), "Tre sorelle" di Cecov (1995).

La scarnificazione del testo, la scenografia barbarica, arcaica ed essenziale, e la valorizzazione simbolica e rituale di pochi elementi scenici e testuali (il ghiaccio, la terra, l'acqua) caratterizzano la sua interpretazione della trilogia shakespeariana ("Amleto" 1997; "Macbeth", 1999; "Otello", 2000).

Nel 2005 ha realizzato 2007 "La Valchiria" di Wagner. Tra le regie teatrali più recenti, in cui ha rinnovato la potenza dell'elemento visivo, punto nodale della sua pratica teatrale, si ricordano: "Faust" Goethe (2006), testo che ha tradotto in uno spettacolo realizzato con scene di forte impatto abitate da oggetti simbolici e immagini essenziali e folgoranti; "Anna Karenina" di Tolstoj (2008), dove l'immagine, il gesto, il paesaggio sonoro riducono l'importanza della parola recitata nella creazione di un mondo verosimile, in cui, tra atmosfere dense e sospese, il tempo si dilata per accogliere le azioni nel suo moltiplicarsi visionario.

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