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Il caso

Adinolfi bloccato da Fb: "Surreale, denuncio chi dice di uccidermi ma bannano me"

15 novembre 2016 | 13.52
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(Fotogramma)
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"E' una situazione surreale, io lo chiamo il paradosso dell'algoritmo". Nuova disavventura social per Mario Adinolfi, fondatore del 'Popolo della Famiglia' bloccato ancora una volta da Facebook. Il motivo? A quanto pare, l'aver denunciato dalle pagine del social network Immanuel Casto e Marco Albiero, autori di 'Witch & Bitch', gioco da tavolo nel quale Adinolfi compare in una delle carte nel ruolo dell''Omofobo' da uccidere per acquisire punti partita.

"Immagino che per bloccarmi - commenta il giornalista conversando con l'Adnkronos - ci siano state segnalazioni organizzate dopo l'articolo in merito comparso su Libero. Ma è ridicolo: ci sono delle persone che creano un gioco dove si chiede di uccidermi, io denuncio la cosa e quello bloccato dal social sono io. E' una cosa senza alcun senso e spero ci sia qualcuno, al di là della parte tecnica che riguarda l'algoritmo, che ragioni davvero su cosa è successo. Intanto, però, la persona che ha organizzato il business sta lì a godersi i profitti del giochino dove mi chiama 'omofobo' e dice di uccidermi per fare più punti mentre io - continua Adinolfi - non solo vengo bloccato per un mese da Facebook, ma devo anche spiegare a mia figlia perché sui giornali c'è scritto che mi vogliono ammazzare. Posso solo immaginare cosa sarebbe successo se avessi fatto io una cosa del genere, magari creando un gioco con una carta che invita a uccidere Vladimir Luxuria. Penso che più di qualcuno avrebbe avuto da ridere, e a ragione. D'altra parte il Vangelo dice di non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te, e io lo seguo", conclude Adinolfi.

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