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Lazio: non torneranno ‘a casa’ gli affreschi della Tomba François

21 marzo 2017 | 13.18
LETTURA: 4 minuti

Nella foto la Tomba François, gli affreschi decoravano le pareti sopra la fascia rossa
Nella foto la Tomba François, gli affreschi decoravano le pareti sopra la fascia rossa

Gli affreschi della Tomba François, considerata uno dei più importanti monumenti etruschi, non torneranno 'a casa', neanche per una mostra temporanea. Esclusa, almeno per il momento, la possibilità che l'opera, conservata dai Torlonia a Villa Albani, possa tornare a mostrarsi al pubblico nella sua sede originale, la tomba scoperta nel 1857 nella necropoli di Ponte Rotto a Vulci, così come aveva chiesto il presidente della Fondazione Vulci e del Parco Naturalistico Archeologico Vulci, Carmelo Messina, in un appello lanciato lo scorso febbraio proprio ai Torlonia.

"Ci è appena arrivata una risposta informale che sostanzialmente non concede il prestito degli affreschi”, dice all'Adnkronos Carmelo Messina che si era rivolto alla famiglia Torlonia perché concedesse la fruizione degli affreschi, ferma restando la titolarità dell’opera senza la quale, però, “la tomba appare violata, incompleta”, sottolinea Messina.

La vicenda e la disputa ereditaria

Nel 1863, a pochi anni dalla scoperta, gli affreschi furono distaccati, per iniziativa del Principe Torlonia e, dopo un primo intervento di restauro, furono conservati a Roma, sempre in proprietà privata, prima nel Museo Torlonia di Via della Lungara e in seguito trasferiti a Villa Albani, dove si trovano ancora oggi, accessibili solo agli studiosi.

Per riportare l’opera nel suo contesto originale, "eravamo disposti a riconoscere ai Torlonia sia il valore economico del prestito, versando loro i proventi delle visite o delle mostre, sia il prestigio di tale prestito intestando loro un museo", spiega Messina. Ma per il momento l’opzione sembra essere esclusa.

Dietro al rifiuto da parte dei Torlonia ci sarebbe una annosa disputa ereditaria che vede contrapporsi, proprio sulla questione della proprietà degli affreschi della Tomba François, i Torlonia agli Sforza Cesarini. Un contenzioso a fronte del quale “l’avvocato della famiglia Torlonia avrebbe consigliato ai suoi assistiti di non prestare a terzi l’opera”, dice il presidente della Fondazione Vulci. In attesa di una parola definitiva sulla questione, però, il ciclo pittorico che narra le gesta di Mastarna, il condottiero etrusco divenuto sesto re di Roma con il nome di Servio Tullio, resta invisibile ai cittadini.

Un concorso per gli studenti del territorio perché scrivano al Papa

Il presidente della Fondazione Vulci, però, non si arrende e annuncia una serie di iniziative per tenere alta l’attenzione sulla vicenda: da una raccolta di firme al coinvolgimento, in una sorta di catena della solidarietà, di musei da tutto il mondo. E si dice pronto a fare l'ennesimo appello, ma questa volta a Papa Francesco.

"Non mi arrendo. I Torlonia sono servitori del Papa, e allora lanceremo un concorso rivolto agli studenti del territorio, perché scrivano al Pontefice affinché interceda per aiutare l’economia del territorio che per molti secoli è stato fonte di ricchezza per la famiglia Torlonia".

Tomba François per Vulci come Mozart per Salisburgo

Il sogno del presidente del Parco Naturalistico Archeologico “è di fare in modo che la Tomba François con i suoi affreschi diventi per Vulci quello che Mozart è per Salisburgo”, spiega Messina. Insomma, un volano di sviluppo, turistico e culturale, per un territorio che ha molto da offrire e raccontare.

Ma anche fare della vicenda “un grimaldello per sdoganare tutte quelle vicende che hanno come protagonisti dei beni culturali tenuti ‘nascosti’ dai privati e sensibilizzare la politica perché metta in campo azioni per risolvere queste vicende. Non si tratta di mettere in discussione il diritto di proprietà – sottolinea Messina - ma di permettere, alle istituzioni disposte e in grado di farlo, di valorizzare e tutelare al meglio opere di grande valore che meritano di essere ammirate da tutti”.

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