"Con Talebani forse rapporto di temporanea utilità"
"Non vedo una marcia trionfale della Cina in Afghanistan, vedo anzi una Cina molto preoccupata di dover essere più coinvolta in Afghanistan". Una Cina che dovrà trovare un "equilibrio, tra né troppo né troppo poco" in quella che è la 'tomba degli imperi'. "Potrebbe non essere facile" per il gigante asiatico fare i conti con "un grosso problema in più". Parla così Francesco Sisci, sinologo, professore di geopolitica alla Luiss. Dopo la resa di Kabul ai Talebani, "i cinesi cercheranno semplicemente di assicurarsi che i Talebani non diventino per loro un problema" e "avranno una politica, almeno nelle intenzioni, minimalista", dice in un'intervista ad Aki - Adnkronos International, in cui esclude un "abbraccio" tra Pechino e gli eredi del movimento fondato dal mullah Omar immaginando piuttosto un "rapporto di temporanea, reciproca utilità" nel nome del pragmatismo.
Anche perché, evidenzia, nonostante il ritiro, "gli americani non smettono di essere in Afghanistan", oltre a una serie di altri attori coinvolti, dai russi ai pakistani, passando per gli iraniani e gli indiani, tutti "attori che non si allineeranno facilmente". Secondo Sisci, l'Afghanistan è per la Cina "un grosso problema in più", che va ad aggiungersi a quelli "alla frontiera", da Myanmar, teatro del golpe del primo febbraio, al "confine militarizzato" con l'altro gigante asiatico, l'India, e alla situazione a Hong Kong, alla questione Taiwan, una "provincia ribelle" per Pechino. E ancora, "il Mar cinese meridionale fortemente militarizzato", le tensioni con il Giappone per le isole contese (Diaoyu/Senkaku) e la Corea del Nord che "non è un partner tranquillo".
A fine luglio a Tianjian c'era stato l'incontro tra il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, e il mullah Abdul Ghani Baradar. Richieste e promesse. La Cina "rispetta le scelte e le volontà del popolo afghano", hanno fatto sapere stamani dalla diplomazia di Pechino. "L'idea che ci possa essere un abbraccio tra la Cina e i Talebani la vedo difficile - dice Sisci - I Talebani non sono un'entità unica". Potrebbe esserci piuttosto un "rapporto di temporanea, reciproca utilità", ma - avverte - "non sappiamo quali possano essere i termini e quanto possa durare".
E il pensiero va sempre alla minoranza musulmana in Cina, allo Xinjiang, la "regione autonoma" che confina con l'Afghanistan in cui vive la minoranza uigura. Così, conclude, un forte coinvolgimento dei cinesi potrebbe essere "un disastro perché si tratterebbe di gestire l'Afghanistan e non c'è riuscito nessuno", mentre un impegno defilato rischierebbe di 'aprire' per i Talebani, una "meteora impazzita", la prospettiva di "irradiarsi in Cina". "I cinesi - conclude - terranno rapporti con tutti, ma è uno spazio nuovo e pericoloso".