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Agenzia federale per l'impiego, la carta di Renzi per il collocamento

12 marzo 2014 | 14.48
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Agenzia federale per l'impiego, la carta di Renzi per il collocamento

Roma, 12 mar. (Labitalia) - Un'"Agenzia unica federale che coordini e indirizzi i centri per l'impiego, la formazione e l'erogazione degli ammortizzatori sociali". Questa la proposta contenuta nel 'Jobs Act' di Matteo Renzi e che oggi pomeriggio sarà dettagliata insieme agli altri punti del piano del premier. Da quello che si è potuto capire sinora, si tratta di una proposta che dovrebbe trovare un riscontro normativo (le politiche per l'impiego sono materia regionale e i centri per l'impiego sono di competenza provinciale) e anche un radicale cambio di verso nel funzionamento dei servizi pubblici per il lavoro.

Le strutture del collocamento, pur essendo molto presenti sul territorio italiano, non sono mai veramente decollate, dal momento della loro riforma (1997). Sono infatti 556 i centri pubblici per l'impiego in Italia, vi lavorano 8.713 addetti (7.686 sono a tempo indeterminato), di cui 5.349 impegnati in attività di front office. Eurostat ci dice che l'Italia spende circa 480 milioni di euro l'anno per questo sistema (dati 2010), una cifra che in realtà è tra le più basse in Europa (basti pensare che in Germania i dipendenti dei centri pubblici sono circa 74.000).

Il problema è che questo sistema soffre di un forte divario territoriale, i sistemi informativi del lavoro sono spesso differenti da Regione a Regione, l'incrocio tra domanda e offerta di lavoro è carente. Mancano stime ufficiali attuali ma sembra che i centri per l'impiego pubblici intermedino solo il 5% dei rapporti di lavoro, mentre il grosso (circa il 60%) passa da canali informali, il passaparola, insomma. Da tenere presente che l'attività di mediazione tra domanda e offerta di lavoro può ora essere svolta anche da altri soggetti, nello specifico le Università pubbliche e private, i Comuni, le Camere di commercio e gli istituti di scuola secondaria di secondo grado, statali e paritari, oltre all'Ordine nazionale dei consulenti del lavoro.

L'idea dell'Agenzia federale per l'impiego punta, quindi, ad efficientare tutto il sistema di collocamento, mettendo in rete tutti i protagonisti. E c'è chi già si porta avanti. E' il caso della Regione Toscana, che sta lavorando attorno a un'ipotesi di agenzia regionale per il lavoro. Artefice dell'idea, l'assessore alle Attività produttive e Lavoro, Gianfranco Simoncini. "L'ipotesi di costituire un'agenzia regionale per il lavoro - ha spiegato Simoncini - rappresenta una soluzione organizzativa, sia in vista della revisione della governance dei servizi per l'impiego, a livello nazionale, sia per superare le disomogeneità nella gestione dei servizi, che esistono a livello territoriale, sia infine in vista di una diversa attribuzione delle competenze delle Province".

Una volta a regime, l'agenzia regionale dovrà svolgere le funzioni e i compiti in materia di collocamento, servizi per l'impiego e politiche attive del lavoro. L'agenzia regionale avrà natura giuridica di ente di diritto pubblico, dipendente dalla Regione, con autonomia organizzativa, amministrativa e contabile, sotto la vigilanza e l'indirizzo della giunta regionale.

"Una volta definito il nuovo assetto istituzionale delle Province - prosegue l'assessore - all'agenzia potranno essere attribuiti i servizi di collocamento, incontro fra domanda e offerta di lavoro, la gestione delle politiche attive, gli interventi di prevenzione della disoccupazione, l'orientamento e l'obbligo formativo. In quest'ultimo nuovo assetto, i centri per l'impiego diventerebbero strutture periferiche dell'agenzia regionale, secondo un'articolazione che terrà conto dei sistemi economici locali, con compiti di gestione e di erogazione dei servizi ai cittadini".

E per la gestione della futura Agenzia federale c'è già un candidato naturale: Italia Lavoro, l'agenzia tecnica del ministero del Lavoro, come ha spiegato nei giorni scorsi il suo presidente e ad, Paolo Reboani, che però ha avvertito: "Per conseguire questo risultato, sono necessarie alcune decisioni importanti".

"La prima riguarda un accordo con le Regioni che oggi hanno la competenza sui centri per l'impiego e sulla formazione -ha aggiunto Reboani- e condividono quella sulle politiche attive. La seconda è su come effettuare il collegamento con le politiche passive, che spettano all'Inps. Quindi, si tratta di un percorso complesso e non breve, che deve essere impostato come un piano industriale".

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