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Agricoltura, 90% operai pagati meno di 11 euro l'ora

06 novembre 2017 | 14.26
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Agricoltura, 90% operai pagati meno di 11 euro l'ora

Sono poco più di un milione gli operai che lavorano nei campi, di questi la stragrande maggioranza, circa il 90%, è pagata a ore e guadagna in media, 10,96 euro l'ora. Il restante 10% che ha contratti a tempo indeterminato, circa 100 mila lavoratori, percepisce un salario medio di 1.362, 36 euro al mese. E' quanto emerge dal Rapporto 2017 dell'Osservatorio nazionale sulle dinamiche retributive degli operai agricoli realizzato dalla Fondazione Metes per conto della Flai Cgil. Il dossier è stato presentato a Roma da Ivana Galli, segretaria generale di Flai Cgil ed illustrato dal presidente della Fondazione Metes Davide Fiatti e dal responsabile Area Studi e Ricerche della Fondazione Massimiliano D'Alessio.

Scorrendo le tabelle delle retribuzioni orarie medie nelle diverse regioni italiane, risulta che il Piemonte con 11,96 euro l'ora è la regione caratterizzata dal valore più elevato, fanalino di coda invece la Basilicata con una media di 9,18 euro l'ora. Mentre a livello provinciale è Mantova al top delle retribuzioni con un valore di 14,18 euro, all'estremo opposto Ascoli Piceno-Fermo con 6,33. Naturalmente, si tratta di retribuzioni medie rispetto ai diversi livelli degli operai, più o meno specializzati, che fanno riferimento a tre aree di di qualifica.

Per quanto riguarda invece i salari mensili medi degli operai agricoli a tempo indeterminato si rileva il valore più elevato è in Trentino Alto Adige con 1.481,01 euro al mese, mentre la Campania quella con il valore più basso pari a 1.236,77 euro.

Il 1° Rapporto Flai Cgil-Metes si basa sulle rilevazioni dei valori delle retribuzioni in 93 ambiti di contrattazione provinciale attivi in Italia, grazie alla collaborazione delle strutture territoriali del sindacato. Tabelle che, rappresentano il parametro ufficiale anche se, purtroppo tra la formalità e l'applicazione di tali retribuzioni, si annidano ancora troppo spesso sacche di lavoro nero e sfruttamento.

Il corposo e capillare lavoro colma un vulnus che si è venuto a creare da quando l'Istat, a partire dal 2010, ha smesso di compiere la rilevazione delle dinamiche salariali del mondo agricolo. Una platea di oltre un milione di agricoltori (1.034.525 secondo l'ultimo dato Inps) che lavorano nelle oltre 187 mila aziende che impiegano manodopera, un quarto del totale (738.598) secondo i dati delle Camere di Commercio.

"E' uno strumento di cui avevamo bisogno per capire come le dinamiche si sono evolute, - ha spiegato Ivana Galli - rispondendo a determinati insediamenti produttivi nei territori che tengono conto anche della ricchezza prodotta. Con le altre sigle sindacali infatti - ha aggiunto- stiamo facendo un lavoro importante sulla contrattazione e ci accingiamo a rinnovare il ccnl il prossimo anno", che costituisce sempre la cornice di riferimento sotto alla quale non si deve andare nei contratti provinciali. Di questi ultimi, ad oggi, ne sono stati rinnovati 71 sul totale dei 93, dunque ne rimangono ancora 22 da firmare entro dicembre di quest'anno.

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