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Afghanistan: '21 Volte Shindand', mosaico di vite in un libro senza stereotipi

27 marzo 2015 | 13.38
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Bruno Vio, ufficiale dell'Esercito e giornalista, racconta di "gente qualunque", uomini e donne di un villaggio della provincia di Herat.

Afghanistan: '21 Volte Shindand', mosaico di vite in un libro senza stereotipi

"Parlare di Afghanistan senza parlare di Talebani, di militari, di coalizione. Senza stereotipi". E farlo in un momento in cui si parla di Afghanistan per il rallentamento del ritiro Usa, per la gaffe di Barack Obama con il presidente Ashraf Ghani o per la triste storia di Farkhunda, la ragazza afghana picchiata a morte la scorsa settimana a Kabul da una folla inferocita che la accusava ingiustamente di aver profanato copie del Corano e che ha dato alle fiamme il suo corpo. Bruno Vio, ufficiale dell'Esercito e giornalista, nel suo libro '21 Volte Shindand' (Kimerik Edizioni) racconta invece "fuori da ogni stereotipo" o "tema caldo" di "gente qualunque", di uomini e donne di un villaggio della provincia di Herat, nell'Afghanistan occidentale.

"In questo libro ho voluto raccontare le persone che in quei luoghi sono nate e cresciute. Persone che erano già lì, prima che si cominciasse a parlare di loro con la missione delle forze della coalizione", afferma Vio in un colloquio con Aki - Adnkronos International.

Il libro - con la prefazione della giornalista Samantha Viva, esperta di Afghanistan e aree di crisi - nasce dall'ultima esperienza dell'autore in Afghanistan tra il 2012 e il 2013 e si presenta come un "mosaico di vite semplici quanto difficili" degli abitanti del villaggio di Shindand con l'obiettivo tra l'altro di dare voce a chi spesso non ha voce. "Sono 21 interviste a 21 abitanti di Shindand - spiega Vio - c'è il funzionario con la carica istituzionale e ci sono il sarto e il camionista, che raccontano la loro vita. Ne emerge un quadro complesso, fatto di intrecci: con il protagonista più anziano del libro che è molto legato al concetto di tradizione e il più giovane, un capitano dell'Esercito, che ha interiorizzato il concetto di Nazione". Tra i 21 personaggi, conclude l'autore, "solo due donne: una rappresentante di un'associazione femminile e una afghana assoggettata invece ai principi della cultura del passato" di questo Paese martoriato da decenni di guerre.

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