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Siria: Matthiae, Italia in prima linea per salvare patrimonio da odio Is

14 gennaio 2016 | 19.51
LETTURA: 3 minuti

L'archeologo che scoprì Ebla parla di situazione oltre ogni più orribile previsione

Siria: Matthiae, Italia in prima linea per salvare patrimonio da odio Is

L'Italia è e sarà ''in prima linea'' per contrastare la distruzione del patrimonio storico e artistico della Siria e dell'Iraq che il sedicente Stato Islamico (Is) sta compiendo, mostrando un ''odio inconcepibile, oltre ogni più orribile previsione''. Lo dice ad Aki - Adnkronos International l'archeologo Paolo Matthiae, che all'Accademia dei Lincei a Roma ha coordinato la conferenza su 'Le distruzioni del patrimonio culturale tra passato e futuro. Il dramma della Siria e dell'Iraq, e le iniziative dell'Italia' alla presenza del senatore Francesco Rutelli e dello storico Andrea Giardina.

Matthiae, che in Siria ha condotto 47 missioni archeologiche e che ha scoperto la città di Ebla, ritiene come fosse "assolutamente impensabile che, dopo i disastri della Seconda guerra mondiale, si ripetessero intenzionali distruzioni del patrimonio per odio dell'altro". "Un odio assolutamente inconcepibile - sottolinea - perché quando si distrugge un tempio spettacolare di Palmira si distrugge un patrimonio storico siriano, ma anche un patrimonio straordinario dell'umanità non in maniera diversa da quello che è avvenuto a Dresda alla fine della Seconda guerra mondiale''.

Per il sedicente Stato Islamico ''la cui radice culturale è nel fanatismo wahhabita e salafita, ciò che appartiene al mondo pagano e pre islamico è esecrabile e va distrutto - prosegue Matthiae - ma la furia dell'Is-Daesh non si abbatte solo contro le testimonianze del mondo pagano anteriore all'Islam, ma anche contro opere islamiche e non solo del mondo sciita, ma anche sunnita''.

'Bene i caschi blu dell'Unesco a protezione del patrimonio culturale'

Accanto all'aspetto teologico, però, la distruzione dei siti storico-archeologici nelle terre conquistate dai miliziani dell'Is ha anche un aspetto economico. ''C'è questo paradosso - spiega Matthiae - L'Is-Daesh distrugge, annienta, polverizza monumenti, opere e centri interi di interesse storico, ma una parte la salva per chi ha un interesse nell'antiquariato. Qui ci sono deplorevoli connivenze nel mondo del vicino oriente e occidentale. Perché ovviamente se si vendono delle cose c'è qualcuno che le acquista''.

Su come intervenire per fermare questa barbarie, l'accademico spiega che ''sarebbe un rischio assurdo, impensabile e inattuabile intervenire sullo scenario di guerra''. Tuttavia ''l'Italia è in prima linea con una serie di proposte e l'Unione Europea lo riconosce'', prosegue Matthiae, che riconosce la proposta del ministro dei Beni culturali Dario Franceschini sostenuta dal premier Matteo Renzi dell'istituzione di ''caschi blu dell'Unesco a protezione del patrimonio culturale: il fatto che l'Unesco abbia approvato all'unanimità questa proposta italiana è importante per il futuro sotto un duplice aspetto. Da un lato perché appena si creeranno condizioni di sicurezza si potrà intervenire con dei caschi blu. In secondo luogo perché le forze militari di pace possono essere affiancate da forze specializzate per la protezione culturale''.

Matthie ricorda infine ''con una sofferenza non facilmente dicibile'' la Siria che lui ha vissuto personalmente nelle 47 missioni condotte tra il 1964 e il 2010, dicendo che ''negli ultimi decenni era un luogo di concentrazione di attività archeologiche straordinarie. Nel 1964, quando sono andato in Siria per la prima volta, c'erano 7-8 missioni archeologiche straniere. Quando gli archeologici di tutto il mondo hanno dovuto abbandonare la Siria nel 2010 c'erano un'ottantina di missioni straniere che arrivavano a 120 missioni se si calcolavano quelle congiunte siro-francesi, siro-tedesche, siro-italiane''.

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