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Somalia: ambasciatore Marcelli, contro jihadisti mostrare dividendi pace

06 giugno 2014 | 11.58
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Somalia: ambasciatore Marcelli, contro jihadisti mostrare dividendi pace

(Aki) - E' il primo ambasciatore italiano a Mogadiscio in 23 anni Fabrizio Marcelli, simbolo della ''intenzione di elevare il profilo della presenza dell'Italia in Somalia'' come spiega lui stesso ad Aki - Adnkronos International. Una decisione presa a fine aprile dal ministro degli Esteri Federica Mogherini e seguita, pochi giorni fa, dall'amministrazione Obama, che ha annunciato l'intenzione di nominare un ambasciatore americano in Somalia dopo un'assenza che dura dal 1993. ''Si potrebbe pensare che gli Stati Uniti abbiano seguito i nostri passi. Nel caso americano, come nel nostro, l'elevazione della figura di rappresentante diplomatico da inviato o delegato speciale ad ambasciatore sottolinea l'intenzione di elevare il profilo della presenza in Somalia'', spiega Marcelli.

A contribuire alla riapertura dell'ambasciata italiana a Mogadiscio, chiusa dal 1991, è un impegno politico del governo di Mogadiscio verso la stabilita' e un seppur limitato miglioramento nelle condizioni di sicurezza. ''L'offensiva di Amisom e dell'esercito somalo contro gli al Shabab sta procedendo in maniera soddisfacente - dice - Perdenti nel confronto militare tradizionale, i comandi del gruppo salafita ripiegano ora su metodi di guerra asimmetrici. Gli attentati terroristici sono all'ordine del giorno in Somalia, ma balzano agli onori della cronaca solo se contro i vertici dello Stato, come per l'attacco al Parlamento del 24 maggio. Le azioni nei Paesi limitrofi offrono senz'altro maggiore visibilità, come dimostrato dall'attacco al centro commerciale Westgate di Nairobi'' nel settembre scorso. Ma l'azione militare non basta per sradicare la presenza jihadista. A questa, secondo Marcelli, ''bisognerebbe accompagnare misure per eliminare i proventi dei traffici illeciti e del taglieggiamento della popolazione che alimentano il gruppo terrorista. Questi flussi finanziari consentono ad al-Shabab di rifornirsi di armi ed esplosivi e pagare i propri miliziani, spesso con stipendi superiori a quelli delle Forze Armate somale''. (segue)

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