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Egitto condanna giornalisti al-Jazeera, "attacco a libertà di stampa"

29 agosto 2015 | 14.47
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Egitto condanna giornalisti al-Jazeera,

Un tribunale del Cairo ha condannato in appello a tre anni di carcere i tre giornalisti della tv satellitare del Qatar al-Jazeera accusati di aver appoggiato l'ex presidente Mohamed Morsi e i Fratelli Musulmani, organizzazione "terroristica" per le autorità egiziane.

L'australiano Peter Greste, il canadese Mohammed Fahmy e l'egiziano Baher Mohammed sono stati condannati con l'accusa di lavorare senza "permessi" e di aver diffuso notizie false a sostegno dei Fratelli Musulmani. Greste, Mohammed e Fahmy non erano iscritti al Sindacato dei Giornalisti Egiziani né registrati al ministero dell'Informazione e quindi "non sono giornalisti", ha sentenziato il giudice Hassan Farid. Baher Mohamed è stato anche condannato a sei mesi per possesso di un bossolo.

Tre studenti egiziani, sotto processo insieme ai giornalisti, sono stati anche loro condannati a tre anni di carcere. Potranno tutti ricorrere alla Corte di Cassazione. Altri due imputati sono stati assolti.

In aula oggi c'era anche Amal Alamuddin, la moglie di George Clooney e legale del canadese Fahmy. Amal ha parlato di una sentenza "pericolosa" e, ha scritto il sito web del giornale governativo egiziano Al Ahram, ha espresso la speranza che il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi conceda la grazia ai giornalisti.

Lo scorso anno i tre reporter erano stati condannati a pene detentive dai sette ai dieci anni di carcere. A gennaio la Corte Suprema ha ordinato un nuovo processo. A febbraio Greste è stato scarcerato ed espulso. Si trova a Sydney ed è stato condannato in contumacia. Fahmy, che ha rinunciato alla cittadinanza egiziana, e Mohamed erano stati rilasciati su cauzione dopo l'espulsione di Greste.

Le autorità del Cairo hanno spesso accusato al-Jazeera di sostenere i Fratelli Musulmani dopo la destituzione di Morsi nel luglio del 2013. Per la tv satellitare, "la sentenza odierna è un altro attacco deliberato alla libertà di stampa". Il verdetto, ha affermato il direttore generale di Al Jazeera Media Network Mostefa Souag, "sfida la logica e il buon senso". "L'intera vicenda è stata politicizzata e non è stata gestita in modo libero e corretto", ha aggiunto.

La reazione di Greste. "Scioccato. Indignato. Arrabbiato. Sconvolto. Nessuna di questa parole descrive come mi sento in questo momento", ha scritto su Twitter il giornalista. "La condanna a tre anni per @bahrooz, @MFFahmy11 e me è assolutamente sbagliata". I familiari di Fahmy si sono detti "distrutti" dopo la nuova condanna e hanno fatto sapere che cercheranno di ottenere per il reporter l'espulsione" in Canada.

Amnesty International ha denunciato "un affronto alla giustizia". "E' un verdetto ridicolo che colpisce al cuore la libertà di espressione in Egitto - ha detto Philip Luther, direttore per il Medio Oriente e il Nord Africa di Amnesty International - La sentenza odierna va immediatamente ribaltata, a Mohamed Fahmy e Baher Mohamed deve essere concessa la libertà senza condizioni. Li consideriamo prigionieri di coscienza, condannati al carcere solo per aver esercitato il proprio diritto alla libertà di espressione".

Il Comitato per la protezione dei giornalisti. Il gruppo con sede a New York definisce il verdetto "emblematico delle minacce per i giornalisti in Egitto". "Questo processo è stato portato avanti senza prove e ha provocato grandi sofferenze per Mohammed Fahmy, Baher Mohamed, Peter Greste e i loro familiari. Chiediamo alle autorità egiziane di porre fine all'abuso della legge che ha fatto dell'Egitto uno dei Paesi più a rischio nel mondo per i giornalisti", ha detto Sherif Mansour, coordinatore del Programma Medio Oriente e Nord Africa. Secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti sono almeno 22 i reporter in prigione in Egitto.

Reporters sans Frontieres. "Condanniamo fermamente questa vergognosa sentenza 'politica'", ha affermato il segretario generale di Rsf Christophe Deloire. "Questo processo gravemente iniquo dimostra lo sfacciato disprezzo per la libertà dei media in Egitto, dove i limiti vengono oltrepassati ogni giorno. Il regime del presidente al-Sisi non può continuare a giustificare i suoi eccessi autoritari nel nome della lotta al terrorismo", ha concluso.

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