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Libia: analista, Haftar non ha agenda politica, Tobruk difende sovranità

02 novembre 2015 | 15.41
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Il presidente di Quilliam Foundation, Noman Benotman
Il presidente di Quilliam Foundation, Noman Benotman

"Non c'è alcuna agenda politica" dietro la denuncia del governo di Tobruk (riconosciuto dalla comunità internazionale) su un presunto ingresso ieri di tre navi militari italiane in acque libiche, notizia subito smentita dal ministero italiano della Difesa. Ne è convinto Noman Benotman, presidente della Quilliam Foundation, un think tank con sede a Londra.

In un'intervista ad Aki-Adnkronos International Benotman, che è vicino al governo di Tobruk, precisa che è "completamente sbagliata" l'analisi dell'episodio fatta da parte della stampa italiana, secondo la quale si tratterebbe di un tentativo del generale Khalifa Haftar, comandante dell'esercito libico, di far salire la tensione con Roma allo scopo di far naufragare la proposta Onu per un governo di unità che lo vedrebbe uscire di scena e perdere il suo ruolo centrale nella lotta al sedicente Stato islamico (Is).

"La Libia è uno Stato membro dell'Onu e ogni Stato ha sovranità sul suo territorio. Quel che è accaduto non ha niente a che vedere con una manovra - spiega Benotman - E' un problema di sicurezza, una questione di difesa della sovranità".

Secondo l'analista, un ex militante jihadista che ha preso le distanze dall'estremismo, "i leader dell'esercito libico, incluso Haftar, vogliono maggiore cooperazione con l'esercito italiano o altri Stati del Mediterraneo". Haftar, prosegue Benotman, "è il comandante generale dell'esercito libico, questo è il suo ruolo ufficiale".

"Le sue priorità sono quelle di costruire l'esercito e combattere il terrorismo. Certo - ammette - ci sono ambienti all'interno dell'esercito che vogliono entrare nel dibattito politico o nel conflitto per il potere, ma non si può parlare di una vera e propria agenda politica".

In merito poi al lavoro svolto dall'inviato Onu in Libia, Bernardino Leon, l'artefice della proposta per un governo di unità, il giudizio del presidente della Quilliam Foundation è "assolutamente negativo".

"Su questo la mia posizione è molto chiara - sostiene - Tutto il modello di negoziati che ha creato e portato avanti è stato sbagliato. Ha complicato una situazione già complicata, creando altri problemi".

Benotman spiega quindi i motivi alla base della sua analisi. "Leon ha creato cinque-sei diversi binari diversi per il negoziato, in Tunisia, Algeria, Libano, Bruxelles e in tanti altri posti. Ma così facendo ha indebolito il canale principale, che era quello in Marocco, a Skhirat, dove hanno discusso Tobruk e le gang di Tripoli. Agendo in questo modo Leon pensava che avrebbe coinvolto più persone, realizzando un processo più inclusivo, ma ha solo fatto confusione", conclude l'analista.

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