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Ambasciatore saudita a Roma, su colloqui Ginevra pochi argomenti per sperare

18 febbraio 2016 | 14.19
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In un'intervista Krimly parla anche di crisi con Iran, rapporti con Papa, petrolio e diritti umani

L'ambasciatore saudita Rayed Krimly
L'ambasciatore saudita Rayed Krimly

"I diplomatici sono sempre ottimisti e speranzosi, ma per come si stanno svolgendo le cose ci sono pochi argomenti per avere speranze". E' quanto afferma l'ambasciatore saudita a Roma, Rayed Krimly, a proposito dei colloqui di pace sulla Siria a Ginevra, mediati dalle Nazioni Unite e sospesi a inizio febbraio.

Nel corso di un'intervista ad Aki-Adnkronos International in cui parla anche dei rapporti con l'Iran, della visita del Papa alla moschea di Roma, della crisi in Libia, di petrolio e di diritti umani, il diplomatico sostiene che l'intervento militare russo è una delle cause principali che ostacola il processo di pace in Siria: "Non è un segreto che la maggior parte dei Paesi che ha partecipato ai colloqui di Vienna e Ginevra pensa che il regime siriano e l'intervento russo siano tra i maggiori ostacoli che si sono frapposti in questo processo per il fallimento dell'ultimo round di colloqui".

"L'unica soluzione alla crisi politica è porre fine al regime di Bashar al-Assad - dichiara - E' una fantasia quella di pensare che milioni di persone possano accettare un regime che ha ucciso centinaia di migliaia di civili, che ha spinto metà della popolazione ad abbandonare le proprie abitazioni, che ha lanciato barili bomba all'interno del Paese e che come arma obbliga le persone a morire di fame".

Intervento truppe di terra saudite in Siria. Secondo l'ambasciatore l'inizio della missione dipenderà dalla coalizione internazionale che combatte il sedicente Stato islamico (Is). "Ovviamente anche il numero e le modalità con cui il nostro contingente sarà strutturato dipenderà da quello che verrà richiesto sempre nell'ambito della coalizione internazionale". Al momento "non conosco i dettagli della missione, ma so che sono stati inviati dei velivoli con il team relativo" in Turchia.

Papa Francesco. "Speriamo che la visita" del pontefice alla Grande Moschea di Roma abbia luogo "all'interno dell'anno del Giubileo", auspica l'ambasciatore che è anche presidente del Centro culturale islamico d'Italia (la Grande Moschea di Roma). "Siamo ancora in attesa di una risposta del Vaticano per fissare una data per questa visita. Tutti sappiamo quanto sia fitta l'agenda del Papa", sottolinea Krimly.

Crisi con Iran. "Noi accogliamo con favore relazioni positive con i nostri fratelli dell'Iran. L'unica pretesa che abbiamo è che l'Iran rispetti i principi del buon vicinato tra i Paesi ed il diritto internazionale", dice Krimly, commentando la crisi diplomatica in corso tra Riad e Teheran, innescata dall'esecuzione del leader sciita Nimr al-Nimr nella monarchia del Golfo e dall'assalto alle rappresentanze diplomatiche saudite nella Repubblica islamica.

"L'Iran deve rispettare il principio di non ingerenza", dichiara Krimly, che, riferendosi alle proteste di Teheran per l'esecuzioni di al-Nimr, evidenzia come anche la Repubblica islamica "nell'ultimo anno abbia giustiziato molti sunniti, anche minorenni, ma noi non abbiamo interferito".

L'Arabia Saudita, prosegue l'ambasciatore, "non ha mai avuto problemi con il popolo, la cultura e la civiltà persiana, il nostro problema è la politica del regime". "L'Iran - sostiene - non dovrebbe utilizzare le milizie settarie per destabilizzare l'intera regione né finanziare le milizie di Hezbollah, gli houthi e altri gruppi terroristici. Noi crediamo che i militanti settari e gruppi terroristici si alimentino a vicenda ed entrambi devono essere rimossi".

Libia. "Sosteniamo incondizionatamente l'iniziativa delle Nazioni Unite che sta provando a riconciliare (le parti, ndr) e creare uno Stato forte in Libia. I nostri fratelli in Libia hanno bisogno di unirsi e di stabilire un governo di coalizione nazionale che possiamo sostenere", evidenzia l'ambasciatore saudita, commentando la situazione nel Paese nordafricano e il ruolo che Riad può svolgere per risolvere la crisi.

"Una volta creato questo governo, possiamo adottare tutte le misure per favorire la sicurezza, sempre all'interno di una coalizione internazionale composta anche da Europa e Stati Uniti, ed eliminare qualsiasi sfida alla stabilità di questo governo", precisa il diplomatico.

Petrolio. L'Arabia Saudita "non ridurrà la sua produzione petrolifera" così che altri Paesi "aumentino la loro". Un accordo sul congelamento della produzione petrolifera deve essere accettato da tutti, "Paesi Opec e non Opec", altrimenti "non ci sarà alcun accordo", sostiene Krimly, a proposito dell'intesa raggiunta a Doha tra Arabia Saudita, Venezuela, Qatar e Russia che prevede il congelamento della produzione petrolifera ai livelli di gennaio.

"Certamente anche noi in Arabia Saudita soffriamo della diminuzione delle entrate come gli altri Paesi produttori. C'è un surplus nella produzione di petrolio", afferma Krimly, sottolineando tuttavia che le ripercussioni sul regno del Golfo non sono così negative come per altri Stati. "E questo per due motivi. Il primo è che il costo dell'estrazione del petrolio è tra i più bassi. Il secondo è che le nostre riserve finanziarie sono tra le più alte al mondo".

"E' nell'interesse di tutti i produttori lavorare insieme e raggiungere un equilibrio tra domanda e fornitura - prosegue l'ambasciatore - L'accordo deve essere vantaggioso per tutti".

Diritti Umani. "Non è ancora definitiva" la condanna a morte comminata ad Ali Al Nimr, il giovane attivista saudita accusato di cospirazione contro il governo di Riad, continua Krimly, commentando il caso del giovane per la quale si è mobilitata l'opinione pubblica italiana.

"Capisco le ragioni di chi solleva critiche per la difesa dei diritti umani", afferma, ma "non si possono applicare gli stessi standard in maniera selettiva, ovvero enfatizzare un caso in una nazione ed ignorarne altri che avvengono in altri Paesi, oppure dire che si è contro la pena di morte focalizzandosi solo su un Paese ed ignorare quando viene eseguita in un altro".

"Bisogna essere coerenti nella difesa dei diritti umani e non politicamente selettivi - conclude - L'Arabia Saudita è intenzionata a proteggere i diritti umani dei propri cittadini e di chi risiede nel Paese. Non abbiamo mai avuto esecuzioni sommarie o corti militari né stati di emergenza. Abbiamo solamente tribunali sharaitici che danno diritto ad una difesa legale e rispettiamo l'indipendenza della nostra magistratura. Questo non vuol dire che il nostro sistema sia perfetto perché penso che non esista un sistema perfetto".

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