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La 'voce' di Kobane: "Se turchi attaccano risposta curdi sarà violenta"

12 gennaio 2019 | 12.06
LETTURA: 3 minuti

(Ipa/Fotogramma) - FOTOGRAMMA
(Ipa/Fotogramma) - FOTOGRAMMA

di Piero Spinucci

"Se i turchi attaccano, dovranno fare i conti con la resistenza violenta da parte dei combattenti curdi che hanno sconfitto lo Stato islamico”, ma le armi di Ankara sono “tecnologicamente evolute” e “non sarà facile combattere”. Lo afferma in un’intervista ad Aki-Adnkronos International Cemal Bali, giornalista curdo siriano di Kobane che parla della possibile offensiva della Turchia nel nord della Siria a seguito dell’annuncio del ritiro delle truppe statunitensi.

Cemal Bali, fratello di Mustafa Bali, il portavoce delle Forze democratiche siriane (Fds), alleanza curdo-araba sostenuta dagli Usa in funzione anti-Is, riconosce che “la presenza ed il sostegno degli Stati Uniti” ai curdi nella regione sono stati “molto importanti sotto tutti gli aspetti”, ma nonostante il ritiro di Washington le forze curde hanno la capacità di resistere a un’eventuale offensiva della Turchia.

“Prima che fosse creata la coalizione internazionale (anti-Is) - ricorda Bali - le città curde sono state assediate e attaccate dallo Stato islamico e dai gruppi jihadisti, ma le forze curde hanno risposto”. Secondo il giornalista curdo, “da circa un anno i turchi, insieme ai gruppi jihadisti, stanno ammassando mezzi blindati e armi pesanti nei dintorni delle città sotto il controllo delle Unità di protezione del popolo curdo” (Ypg), il gruppo principale all’interno delle Fds.

L'obiettivo del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, è ''cambiare la struttura demografica'' della Siria settentrionale sostiene Bali, evidenziando che ''da centinaia di anni i governi turchi combattono i curdi, ma non riusciranno mai ad eliminarli o a mettere fine alla loro presenza'' nella regione. Anche Erdogan e il ministro della Difesa turco, Hulusi Hakar, ''hanno questo obiettivo ma non ci riusciranno'', invece, "possono cambiare la struttura demografica della regione ed uccidere i civili come accaduto ad Afrin''. ''I turchi - osserva ancora Cemal Bali - non considerano il regime siriano e l'Is loro nemici. I turchi considerano i curdi il loro primo nemico''.

Quanto alla guerra contro lo Stato islamico a Deir Ezzor, "non è ancora finita ma i turchi stanno deliberatamente creando problemi alle forze che stanno combattendo l'organizzazione jihadista'', rimarca il giornalista, evidenziando il ruolo svolto finora dalle forze curde nella lotta all'Is, in particolare contro le ultime roccaforti del gruppo guidato da Abu Bakr al-Baghdadi nella provincia della Siria orientale. Cemal Bali denuncia quindi come la Turchia abbia avuto un ruolo decisivo, a suo parere, nell'ascesa della formazione jihadista in Siria. ''Tutti sanno che tantissimi jihadisti e militanti sono arrivati in Siria passando dagli aeroporti turchi e varcando i confini della Turchia - conclude -. Ho incontrato decine di terroristi ed erano tutte persone arrivate dalla Turchia e dai suoi aeroporti''.

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