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Siria: la sorella di Padre Dall'Oglio, 'chiedo verità'/Aki

17 novembre 2020 | 12.42
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E' un appello alla "verità" quello che arriva dalla sorella di Padre Paolo Dall'Oglio, il gesuita romano rapito il 29 luglio del 2013 mentre si trovava a Raqqa, in Siria , in quella che l'anno successivo sarebbe diventata la 'capitale' dell'autoproclamato "califfato" di Abu Bakr al-Baghdadi. La zona di Raqqa è stata liberata alla fine del 2017. Di Padre Paolo, di cui oggi ricorre il 66mo compleanno, non si hanno notizie da più di sette anni. "Io chiedo verità", dice ad Aki - Adnkronos International Francesca Dall'Oglio, sorella di Padre Paolo, che non ha mai perso la "speranza". La sua battaglia per la "verità" va avanti senza sosta da sette anni. Nel luglio dello scorso anno con i suoi fratelli Francesca chiedeva "maggiore trasparenza" ricordando come "Paolo avesse denunciato questioni di guerra, armamenti, cose importanti e poteva essere dentro a un gioco più grande di lui".

Oggi, dice, "io chiedo verità". "Non solo per Paolo, perché - continua - sono anche profondamente vicina alle famiglie delle migliaia di 'desaparecidos' siriani, delle persone uccise o tenute prigioniere di cui non si sa nulla". Il pensiero corre al "processo a Coblenza", in Germania, contro "il regime di Assad, che sta facendo emergere situazioni pazzesche". "Serve - dice - un impegno da parte della comunità internazionale affinché sia fatta luce. E' stato fatto per Srebrenica. Perché la Siria deve essere dimenticata?".

'lunghi anni di dolore, ma resta la speranza'

E poi cita una frase che ha nel cuore, che "non vale solo per la vicenda di mio fratello, ma vale sempre: 'Ogni volta che rinunciamo alla ricerca della verità contraiamo un debito e questo debito prima o poi andrà pagato'". Francesca Dall'Oglio insiste sull'"esigenza della ricerca della verità", dice chiaramente di "non voler entrare in polemiche". Perché "non serve". Ma cosa tiene viva la speranza? Anche, risponde, "le voci sulla liberazione di Austin Tice", il giornalista americano che sarebbe detenuto in Siria da oltre otto anni.

L'Amministrazione Trump, a poche settimane dalla fine del mandato del tycoon, "sta usando ogni mezzo" per riportarlo a casa, ha detto in un'intervista a The Hill il consigliere per la Sicurezza nazionale, Robert O'Brien. Le notizie su Tice, dice Francesca Dall'Oglio, "mi hanno fatto pensare alla possibile apertura di qualche spiraglio su Paolo". "Oggi è il suo compleanno - continua - Sono stati anni molto dolorosi e lunghi. La liberazione di Silvia Romano, di Padre Maccalli e Nicola Chiacchio mi fanno tenere alta la speranza".

Alla sua voce fa eco quella di Riccardo Cristiano, presidente dell'Associazione giornalisti amici di Padre Dall'Oglio, amico di Padre Paolo, autore di 'Dall'Oglio. Il sequestro che non deve finire' dopo aver curato un altro volume dedicato al gesuita, 'Paolo Dall'Oglio. La profezia messa a tacere'. Cristiano denuncia come "per quello che riguarda la lotta al terrorismo esserci dimenticati di Dall'Oglio abbia significato esserci dimenticati della lotta all'Isis". E, dice ad Aki - Adnkronos International, "avviare una grande operazione di identificazione delle salme nelle fosse comuni dell'Isis sarebbe il vero modo non soltanto per verificare se lì ci fosse anche Padre Paolo, ma per sconfiggere l'Isis, per togliere l'acqua in cui gli squali del terrorismo nuotano, per andare incontro alle sofferenze di centinaia di migliaia di famiglie che non sanno nulla dei loro cari spariti nel nulla".

"Padre Paolo - continua Cristiano - ha saputo spiegare benissimo cosa vuol dire combattere il terrorismo: non significa mettere a ferro e fuoco il mondo, ma combattere la visione apocalittica che lo ispira. Il terrorismo si sconfigge negando che fuori dalla propria verità di fede ci siano solo false credenze e quindi una falsa umanità - conclude - Bisogna ricostruire un circuito di Fratellanza. Paolo lo diceva anni prima del sequestro e credo questo dimostri la forza all'Enciclica di Papa Francesco".

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