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Siria: cosi' evasioni da carceri Iraq hanno alimentato jihad oltre confine

13 febbraio 2014 | 12.05
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(Aki) - Una lunga serie di evasioni di militanti di al-Qaeda, tra i quali molti condannati a morte, dalle prigioni dell'Iraq ha alimentato nel corso degli ultimi mesi le file dei jihadisti che combattono in Siria. Le evasioni rientrano in una strategia molto precisa, alla quale al-Qaeda ha dato il nome di 'Operazione Breacking the Walls' e che ha portato avanti tra luglio 2012 e luglio 2013, consentendo la fuga di oltre 600 militanti. Si tratta di terroristi ben addestrati, che oggi alimentano soprattutto la leadership e la 'manovalanza' dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante, gruppo della galassia di al-Qaeda che in Siria ha profondamente cambiato la natura del conflitto e in Iraq tiene da settimane sotto scacco la provincia di Anbar.

L'evasione piu' eclatante, che da sola ha riguardato quasi 500 militanti di al-Qaeda, e' stata quella di luglio scorso dal carcere di Abu Ghraib, il piu' grande dell'Iraq. Tra gli evasi c'era anche Abu Aisha, che nella sua cella aspettava l'esecuzione della pena capitale, mentre oggi e' tra i leader dello Stato islamico che tengono in mano Fallujah, citta' della provincia di Anbar. Abu Aisha era un meccanico prima dell'arrivo delle truppe Usa nel 2003. Unitosi al jihad, e' stato arrestato prima dagli americani, poi nuovamente nel 2008 e nel 2010. Ha dedicato gli ultimi anni in carcere a studiare il Corano e la Sharia e a preparare fiducioso il suo ritorno al jihad.

A luglio 2013 una forte esplosione provoco' una frana in un muro di Abu Ghraib, con la complicita' di alcune guardie, le celle dei militanti di al-Qaeda furono aperte e Abu Aisha, insieme a molti suoi compagni, pote' fuggire. Lo Stato islamico diede a tutti gli evasi la possibilita' di scegliere se andare in Siria o restare a combattere in Iraq. "Molti dei leader che conoscevo - ha raccontato, citato dal New York Times - scelsero subito il jihad in Siria. Altri combattenti si unirono a loro in seguito, perche' sentivano che in Siria sarebbero stati piu' liberi. Io ho deciso invece di rimanere in Iraq con il mio gruppo". (segue)

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