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Iraq: avanzata jihadisti non si ferma, sul nord ombra di un emirato islamico (2)

11 giugno 2014 | 19.07
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(Aki) - Il precipitare degli eventi e le accuse piovute contro il governo hanno spinto il primo ministro iracheno, Nuri al-Maliki, a presentarsi di nuovo davanti alle telecamere della tv di Stato promettendo che le forze di sicurezza useranno il pugno di ferro contro i miliziani e gli alti ufficiali dell'esercito che sarebbero scappati davanti all'offensiva delle forze islamiste. Quello che e' successo a Mosul e' il frutto di un "complotto" perche' "le forze dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante non hanno la forza della polizia e dei militari", ha detto il primo ministro iracheno. (segue)

Riferendosi sempre alla caduta della seconda citta' dell'Iraq nelle mani del gruppo jihadista, Maliki ha dichiarato che gli iracheni sapranno risolvere la crisi "con le proprie mani, senza l'aiuto di nessuno" e ha ribadito l'intenzione di arruolare dei "volontari" tra le fila delle forze armate per combattere gli insorti. "Gli alti ufficiali militari e di polizia che hanno abbandonato i loro posti e la battaglia dovranno essere severamente puniti", e' stato il monito finale del premier sciita.

Mentre la situazione si fa tesa anche a Baghdad, dove un attacco kamikaze nel quartiere sciita di Sadr City ha provocato 21 morti, il governo ha assicurato che per il momento gli impianti petroliferi nel sud dell'Iraq sono al sicuro, con un export garantito di circa 2,6 milioni di barili al giorno. "Tutto il nostro export proviene dal terminal di Bassora a sud ed e' una zona davvero molto, molto sicura", ha affermato il ministro del Petrolio iracheno, Abdul Kareem Luaibi, incontrando i giornalisti prima del vertice Opec a Vienna. (segue)

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