(Aki) - I cristiani del nord della Siria "temono che si ripeta lo stesso scenario cui si sta assistendo a Mosul" anche nella loro area e che "le forze estremiste islamiche pongano fine alla presenza cristiana in Siria e in Iraq". E' quanto dichiara ad Aki - Adnkronos International Suleiman Yousef, esperto di minoranze e attivista per i diritti umani, a proposito della situazione della comunita' cristiana di al-Qamishli, nella cosiddetta Jazira, la regione nordorientale della Siria.
Yousef si e' detto preoccupato per la posizione "poco chiara" dell'opposizione siriana, in particolare della Coalizione nazionale, rispetto al pericolo che incombe sui cristiani locali: "La maggior parte delle forze dell'opposizione considera l'organizzazione dello Stato islamico in Iraq e nel Levante (Isil) semplicemente una minaccia effimera e sostiene che scomparira' non appena cadra' il regime" del presidente Bashar al-Assad, spiega l'esperto, sottolineando tuttavia che "i segnali a livello politico, militare, sociale e la situazione sul campo confermano che questa organizzazione non si dileguera' cosi' facilmente".
Il patriarcato siro-ortodosso a Damasco ha diffuso un comunicato in cui fa appello a porre fine alla violenza e al terrorismo e a fermare l'emigrazione forzata dei cristiani dalla Siria e dall'Iraq, dichiarando che "l'estremismo islamico cui si assiste e' un fenomero estraneo alla regione" e precisando che esso colpisce tanto i cristiani quanto i musulmani. Alla luce di questa situazione, un gruppo di attivisti politici cristiani ha proposto di convocare un congresso cristiano in Siria per prendere in esame quel che accade in Siria ed Iraq e le vie per fermare l'avanzata delle organizzazioni estremiste.
