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Francia: analista, servizi molto attenti a Siria, poco a fenomeni interni

16 gennaio 2015 | 15.03
LETTURA: 4 minuti

Per Ermete Mariani non esiste il 'rischio zero', ma i servizi "hanno trascurato il ruolo chiave della vecchia guardia del terrorismo islamico in Europa degli anni Novanta e di inizio 2000". Parla poi di responsabilità dei media e ricorda che il "gruppo Adnkronos è stato il primo ad avere il coraggio di aprire già nel 2003 un'unità di ricerca sui conflitti nel mondo arabo e musulmano"

Francia: analista, servizi molto attenti a Siria, poco a fenomeni interni

"In questi ultimi 2-3 anni l'attenzione è stata rivolta soprattutto alla Siria, all'Iraq e alle reti di reclutamento di combattenti europei, trascurando così il ruolo chiave della vecchia guardia del terrorismo islamico in Europa degli anni Novanta e di inizio 2000". E' l'analisi di Ermete Mariani, specialista in geopolitica e media del mondo arabo e islamico, sugli attacchi terroristici di Parigi e sui successivi arresti in Francia, in Belgio e in altri paesi europei.

In un'intervista ad Aki-Adnkronos International, l'esperto che risiede a Parigi cita sue "fonti riservate dell'intelligence francese" che hanno ammesso la 'distrazione' rispetto a rischi e personaggi legati alla "vecchia guardia", come "Djamel Beghal, già membro del Gruppo islamico armato (Gia, organizzazione armata algerina responsabile anche di una serie di attentati a Parigi nel 1995, ndr). Beghal pare abbia avuto un ruolo chiave nella radicalizzazione di Amedy Coulibaly e Cherif Kouachi, incontrati in prigione".

Purtroppo però, ammette l'analista, che per sei anni ha diretto Aki Crises Today, unità di ricerca sui conflitti nel mondo arabo e musulmano di Adnkronos, "il 'rischio zero' non esiste, come ha sottolineato anche il premier francese Manuel Valls. Ma sicuramente il pericolo è stato sottovalutato, poiché in un momento in cui il pericolo aumentava le risorse dedicate sono state mantenute uguali, anzi in molti casi ridotte".

A livello europeo, secondo Mariani, "la collaborazione fra servizi di intelligence è buona, ma va rinforzata perché il fenomeno è per definizione transnazionale. E un ruolo chiave lo giocano anche servizi non europei, come quelli turchi, essenziali perché quei paesi sono diventati il punto di transito dei terroristi, così come degli aiuti per la Siria".

Per l'esperto, "i media e i politici hanno una responsabilità innegabile in quello che è successo", visto che "negli ultimi 10 anni istituzioni pubbliche e media hanno ridotto le risorse dedicate allo studio e all'informazione sul mondo arabo e musulmano, sempre più instabile e strategico". "Il mio augurio - dice Mariani - è che questi eventi tragici facciano capire ai politici e agli editori che è tempo di tornare a occuparsi di questi argomenti seriamente, perché ne va della nostra sicurezza".

"Il gruppo Adnkronos - ricorda infine - è stato il primo ad avere il coraggio di aprire già nel 2003 un'unità di ricerca sui conflitti nel mondo arabo e musulmano, Aki Crises Today, che ho avuto il piacere di coordinare, insieme all'agenzia d'informazione Aki, diventati un punto di riferimento nel settore".

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