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Qatar: Mondiali 2022, sette 'città' ospiteranno lavoratori immigrati

07 maggio 2015 | 13.52
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Qatar: Mondiali 2022, sette 'città' ospiteranno lavoratori immigrati

Nasceranno sette nuove ''città'' in Qatar per ospitare più di 250mila lavoratori immigrati e che saranno impegnati a completare nove stadi e le infrastrutture necessarie allo svolgimento dei campionati mondiali di calcio del 2022. I nuovi ''centri di accoglienza'' sono un tentativo del governo del Qatar di migliorare le condizioni di vita dei centinaia di migliaia di immigrati che lavorano nel regno. Il progetto più grande, quello ribattezzato della ''Città del lavoro'', prevede 55 edifici e un supermercato, una clinica sanitaria, uno stadio di cricket (considerata la massiccia presenza di lavoratori immigrati dall'Asia del sud dove questo sport è molto praticato) e quella che diventerà la seconda più grande moschea del Qatar.

Le autorità prevedono di completare questa costruzione entro la fine del 2016, anche grazie alla forza lavoro degli immigrati. La candidatura del Qatar per ospitare i mondiali di calcio del 2022 è stata contestata per vari motivi, dai tassi di corruzione alle alte temperature che nel Paese si registrano d'estate. Per ovviare a questo ultimo ostacolo, la Fifa ha deciso di disputare le partite d'inverno.

Ma più di tutto, a preoccupare sono le condizioni alle quali lavorano gli impiegati in Qatar. Numerose le denunce di gruppi per i diritti umani e di giornalisti che lo scorso anno hanno seguito le condizioni terribili di lavoro degli immigrati in cantieri e ostelli in Qatar. Un'indagine del quotidiano britannico Guardian ha scoperto che nel Paese moriva un lavoratore nepalese al giorno.

All'inizio di questa settimana, è emerso che le autorità del Qatar hanno arrestato un troupe televisiva tedesca che stava girando un documentario sulle condizioni di lavoro nel paese. La loro attrezzatura fotografica, i notebook e i telefoni cellulari personali sono stati sequestrati da funzionari statali.

Alla radice del problema è il sistema "kafala", un sistema di lavoro praticato in vari paesi del Golfo che i critici paragonano a una servitù mirata a estinguere un debito. Il Qatar ha annunciato di voler mettere fine a questa pratica e creando queste nuove città del lavoro ha voluto dare un segnale di serietà nel migliorare gli standard di vita dei lavoratori stranieri.

Il ministro qatariota del Lavoro e degli Affari sociali Abdullah bin Saleh al-Khulaifi ha garantito che stiamo rispettando ''gli standard di alloggio e di lavoro e penalizzeremo coloro che stanno violando le regole''.

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