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Mostre: il Colosseo diventa museo per i culti della terra

08 maggio 2015 | 19.51
LETTURA: 5 minuti

Fino all'11 ottobre è possibile visitare 'Terrantica', con oltre settanta reperti provenienti da musei di tutto il mondo, selezionati dagli studiosi Maurizio Bettini e Giuseppe Pucci. Un'esplorazione che va dalle statuette della preistoria alla forza cosmica dei miti e dei misteri greci, fra luci e tenebre, fino allo 'spazio' dei romani, che imprimono alla terra un peculiare segno politico (Foto).

Uno dei reperti in mostra al Colosseo
Uno dei reperti in mostra al Colosseo

Il Colosseo diventa, temporaneamente, museo dei culti della terra, ospitando la mostra 'Terrantica. Volti, miti e immagini della terra nel mondo antico', ricca di oltre settanta reperti provenienti da musei di tutto il mondo, selezionati dagli studiosi Maurizio Bettini e Giuseppe Pucci. Un itinerario allestito nei fornici del Colosseo, aperto al pubblico fino all'11 ottobre prossimo, che si è arricchito oggi di nove reperti, tutti provenienti dalla Grecia.

L'esplorazione proposta ai visitatori va dalle enigmatiche statuette della preistoria alla forza cosmica dei miti e dei misteri greci, fra luci e tenebre, fino allo 'spazio' dei romani, che imprimono alla terra un peculiare segno politico. Un percorso nel passato riconnesso, però, al presente da alcune fotografie, a cura di Roberta Valtorta e provenienti dal Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo (Milano), che evocano paesaggi mediterranei ugualmente sacri, privi di presenza umana (Foto).

La rassegna è incentrata su un concetto-base: alla terra è assegnata una forza primordiale, perché fa germogliare vita ma può trasformarsi in 'infërus'. Alle figurine in terracotta risalenti al paleolitico superiore e al neolitico antico, tra cui spiccano le cosiddette 'Venere del Trasimeno e Marmotta' dalle forme arrotondate, si contrappongono i profili geometrici delle statuette femminili della collezione Goulandris provenienti dai musei di Atene e Cagliari e databili tra il 3200 e il 2300 a.C.

Il vaso attico a figure rosse che raffigura Atene che riceve Eretteo da Gaia, prestito dell'Antikensammlungen di Monaco di Baviera, introduce la contemplazione delle immagini che illustrano non solo la genealogia degli dèi. In successione, la statua di Demetra, dea delle messi, e la testa di Cerere, divinità materna della terra e della fertilità, riflettono anche l'avvenuta sovrapposizione di numi tutelari fra culti greci e romani.

Dalla Terra solare e fruttifera si viaggia anche verso il sottosuolo, ripercorrendo la storia della misteriosa peregrinazione nel mondo sotterraneo riservato alle anime devote a Orfeo: gli iniziati erano sepolti assieme a laminette dorate, come quella in mostra dal museo archeologico di Vibo Valentia, che riporta, in una grafia microscopica, non solo il testo rituale o la descrizione dell'aldilà, ma vere e proprie istruzioni per il viaggio negli inferi.

Dal sottosuolo si risale infine alla luce. Con un'ampia sezione, si celebra la creazione zolla dopo zolla di Roma, seguendo l'aratro del suo fondatore, gesto ricordato così da Plutarco ne 'La vita di Romolo': “il fondatore scavò una fossa circolare e ciascuno vi gettò una porzione della terra da cui proveniva. Dopodiché le mescolarono”. Un episodio raccontato dal rilievo in marmo, proveniente da Aquileia, in cui Romolo è raffigurato nell'atto di tracciare il solco della fondazione della città.

"Nel complesso, la mostra -spiega l'archeologa Marta Guerrini all'Adnkronos - non è semplicissima, per coglierla nei minimi dettagli ci vuole pazienza". Ad arricchirla ulteriormente le nove opere provenienti dal museo archeologico nazionale di Atene e dal museo dell'arte cicladica Goulandris di Atene: sculture, vasi e bassorilievi assenti all'inaugurazione del 23 aprile per un ritardo nell'erogazione dei permessi di esportazione da parte del governo greco.

All'interno della sezione preistorica, sono state esposte nuove statuette femminili, idoli cicladici, che rappresentano la donna, con fattezze ben definite, il seno e il pube, nonostante la componente 'fredda' derivante da un materiale quale il marmo. Un fenomeno diffuso nella cultura delle isole Cicladi, che ha colpito i curatori per la somiglianza spigolosa con le forme dell'arte contemporanea. Suscita, poi, curiosità il simbolo della svastica più volte raffigurato su un vaso proveniente da Tebe.

"Negli anni passati, molti archeologi hanno fatto un tutt'uno fra donna, Terra e madre, perché ispirati dagli archetipi junghiani, ma noi non conosciamo la verità sui primitivi", aggiunge Guerrini, sottolineando infine che "è difficile ritenere che i nostri antenati adorassero soltanto la Terra, il fuoco o il cielo: il mondo primitivo non è semplice e questa è una sezione interlocutoria, che porta a indagare sulla dea Terra con opere eccezionali come fattura e modernità".

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