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Direzione Pd, sostegno unanime a Gentiloni

12 dicembre 2016 | 12.34
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Roberto Speranza (Fermo immagine)
Roberto Speranza (Fermo immagine)

La Direzione del Pd ha approvato all'unanimità l'ordine del giorno sul sostegno al presidente incaricato Paolo Gentiloni. A concludere i lavori della Direzione sarà Matteo Renzi.

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Orfini: "Divisioni interne hanno pesato" - "Le divisioni interne" al Pd "hanno pesato in questa sconfitta, perché un partito in cui la maggiore opposizione viene percepita da parte di una parte della dirigenza stessa del partito... Perché guardate, i maggiori attacchi" nella campagna referendaria sono arrivati "dall'interno del partito, non da Grillo". Lo ha detto il presidente del Pd Matteo Orfini, intervenendo alla direzione del Pd e ammettendo che "oggi il Pd, nel modo in cui viene percepito, è urticante per la parte più debole del Paese", per quella parte dell'Italia "che felix non è". "Nessuno sottovaluta l'importanza del risultato referendario - ha sottolineato Orfini dopo una serie di interventi, compreso quello di Roberto Speranza - rivendicazione di quanto è stato benfatto in questi mille giorni di governo non vuol dire non riconoscere i limiti. È stata una sconfitta pesante e non è un caso che oggi si discuta dopo le dimissioni di un presidente del Consiglio e un congresso annunciato". Ma Orfini invita anche a stare "attenti alle visioni semplicistiche. Voglio dire a tutti, lo dico a Roberto (Speranza)", che la perdita di seguito in una parte di elettorato storico del Pd "non è un fatto nostro, ma un fatto che permane nel nostro partito: nel 2013 arrivammo terzi tra giovani, disoccupati e precari".

Cuperlo: "Clima non positivo, senza rispetto siamo più deboli" - "Il mio è un appello che non è di bon ton, ma che ha a che fare con le ragioni di una comunità politica: il clima che si sta determinando non è positivo e questo non aiuta nessuno di noi a prescindere dalla scelte ultima fase". Lo dice Gianni Cuperlo alla Direzione del Pd chiedendo di recuperare uno "spirito di comunità" dove "anche le discussione più aspre" trovano una composizione. E a Lorenzo Guerini che aveva detto che il Pd non teme le elezioni, ha risposto: "Caro Lorenzo anche io non ho paura del voto, ho paura del risultato". "Vorrei ci predisponessimo in una condizione per cui quel risultato possa darci qualche motivo di conforto. No resa conti, no sindrome dei gazebo, ma discussione seria a partire dalla responsabilità di chi ha guidato questa stagione", spiega aggiungendo: "Questo organismo deve esprimere pieno sostegno" al presidente incaricato Paolo Gentiloni. "E' evidente -aggiunge- alla luce dell'esito del referendum che questo governo non si configura come altri tentativi, come quello di Letta. Ha un mandato più preciso, forse si può definire un governo di scopo".

Speranza: "O cambia rotta o muore" - "33 milioni di italiani hanno mandato un messaggio che così non va proprio, bisogna cambiare con umiltà, cambiare rotta radicalmente. Cosi' la sinistra non ha senso e noi non siamo più noi stessi e il Pd muore, è destinato a morire, a prescindere da chi lo guida". Lo ha detto Roberto Speranza alla Direzione del Pd. "Non si può eludere il messaggio di fondo arrivato il 4 dicembre, che chiede una fortissima discontinuità, bisogna avere l'umiltà di ripartire con uno spirito diverso. Vedo ancora troppa continuità e troppa arroganza con chi si sente in tasca il 40%. E anche la convocazione del congresso", anticipato in primavera, Speranza ammette di vederla come una prova di forza del capo: "Quasi come a dire, avete sbagliato a votare no, ora vi faccio vedere io, una resa dei conti" del "capo irritato". "Il congresso serve eccome - riconosce - ma che ci rimetta in sintonia col mondo fuori dal Pd, un congresso sulla nostra collocazione politica, sul progetto da mettere in campo. Un congresso che non si riduca a un votificio della domenica mattina". "Il mio seggio è a disposizione. Ho dimostrato in altre occasioni di non essere attaccato alla poltrona. Ma quello che non si può fare è pretendere che ognuno rinunci alle proprie idee, perché questo non sarebbe più il Pd", continua Speranza nel corso della direzione dem. Per l'esponente della minoranza, Matteo Renzi "deve dire con chiarezza se non c'è spazio nel Pd per chi ha votato no" al referendum. "C'è o non c'è spazio ancora in questo partito?", chiede con lo sguardo rivolto al segretario. Questo Renzi, dice mentre dalla sala si leva qualche voce, deve "dirlo con chiarezza, senza nascondersi dietro agli insulti su Internet e le manifestazioni organizzate davanti al Nazareno".

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