"A distanza di cinque anni l'unica cosa che è cambiata dell'ispettore Coliandro sono le rughe sul mio volto. D'altronde non c'è alcun bisogno di modificare qualcosa che funziona". Così l'attore Giampaolo Morelli, dal 2006 interprete del famoso poliziotto onesto e pasticcione, alla presentazione della quinta serie de 'L'ispettore Coliandro, il ritorno', che andrà in onda su Rai 2 a partire dal 15 gennaio.
Sei episodi che vedono protagonista il personaggio nato dalla penna di Carlo Lucarelli (nei suoi romanzi 'Falange armata' e 'Il giorno del lupo'). Un poliziotto che, come dice il suo stesso creatore, "rappresenta il contrario di tutti gli eroi polizieschi televisivi e forse proprio per questo, e malgrado i suoi evidenti (ed umani) difetti, impossibile da non amare". E' un personaggio anomalo, molto uomo e poco eroe, malinconico e inadeguato, che si trova ad affrontare i casi più diversi e spettacolari.
"Tutte le serie poliziesche prendono spunto dalla cronaca, mentre Coliandro si ispira più a casi di fantasia e proprio per questo è più leggero", dice Antonio Manetti che insieme al fratello Marco (il cui sodalizio è meglio noto come Manetti Bros.) ha diretto la serie che si svolge a Bologna. "Una città che è ormai diventata parte integrante e fondamentale della fiction - sottolinea il regista - E' piccola ma allo stesso tempo è una metropoli dove c'è tutto. Ha una bella periferia, un centro universitario importante con tanti studenti e ci sono tante comunità multietniche. D'altronde Coliandro è un personaggio un po' provinciale che non potrebbe stare in una grande città".