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Alcoa, Glencore non risponde. Il governo offre nuovo taglio energia

01 giugno 2016 | 16.42
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Alcoa, Glencore non risponde. Il governo offre nuovo taglio energia

Sul tavolo della vertenza per la cessione dello stabilimento Alcoa di Portovesme il governo ha offerto un nuovo taglio del costo dell'energia per avvicinare così il prezzo a quello richiesto da Glencore per l'acquisizione del sito. Un taglio di cui beneficeranno tutte le imprese energivore del Paese, e che l'esecutivo si è impegnato a stabilizzare nel tempo, autorizzato dalla Commissione Ue, con cui sbloccare l'impasse in cui è precipitato da tempo il passaggio di mano dello stabilimento sardo. A questo l'esecutivo ha aggiunto la disponibilità a garantire un contratto di sviluppo per rafforzare l'attrattività dell'investimento. Si è chiuso così, con questo ventaglio di impegni il nuovo incontro sullo stabilimento di Portovesme, a palazzo Chigi, tra il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, il viceministro Teresa Bellanova, il sottosegretario alla presidenza, Claudio de Vincenti, il Governatore della Sardegna, Francesco Pigliaru e Fim, Fiom e Uilm. Un vertice che attendeva però anche una risposta definitiva da parte della multinazionale aglo svizzera che non è arrivata. Ed è per stringere i tempi, ottenere dunque un sì o un no definitivi all'acquisizione del sito di Portovesme, od offrire, in caso di fumata nera, ad altri la possibilità di accedere all'investimento, che il ministro Calenda ha offerto la propria disponibilità ad un incontro nella sede del gruppo.

"Ora Glencore risponda. Basta rinvii", ammonisce i l leader Fim, Marco Bentivogli. "Abbiamo chiesto da un lato tempi strettissimi per la risposta di Glencore e la necessità che il Governo intervenga con determinazione sul vertice Alcoa perché rimuova l'indisponibilità all' accesso alla data room e alla visita dello stabilimento, precondizioni necessarie per la costruzione di altre proposte di acquisto", aggiunge. Sullo sfondo infatti, resta sempre l'interessamento di Sider Alloys alla quale però non è mai stato consentito l'accesso alla data room e allo stabilimento. Ma ad essere urgente anche la copertura finanziaria per gli ammortizzatori sociali "sempre più ridotta mentre il quadro sociale diventa sempre più drammatico e di cui il Governo deve tenere conto", conclude Bentivogli sottolineando la disponibilità fornita dall'esecutivo per la ricerca immediata "di strumenti di politiche attive tra cui formazione e riqualificazione con finalità di ricollocazione nei prossimi investimenti e cantieri nelle infrastrutture locali".

Il governo dunque, sembra intenzionato a portare a casa la partita su Alcoa in un modo o nell'altro: "in ogni caso il governo intende mantenere aperta ogni possibile prospettiva di ripresa per lo stabilimento sardo", chiarisce la nota di palazzo Chigi al termine dell'incontro. L'offerta girata a Glencore ritocca, a quanto si apprende, quella avanzata nei mesi scorsi in cui l'esecutivo aveva proposto 2 anni di superinterrompibilità e i successivi di interrompibilità tale da avvicinare il prezzo dell'energia a quello previsto nel memorandum of understanding firmato nel 2014 e comunque con una media di prezzo per 10 anni al di sotto ai 30 euro/Mw, intorno ai 28 euro Mw. Ora questo prezzo potrebbe scendere di ulteriori 2-3 euro fino dunque ai 26-25,50 euro /Mw, molto vicino a quanto chiesto dalla multinazionale anglo-svizzera.

Anche la Fiom non nasconde la sua delusione e sospende il giudizio sulla conduzione della vertenza da parte del governo fino all'incontro sollecitato dal ministro Calenda. "Solo in base ai risultati trarremo le nostre conseguenze", dice Rosario Rappa, segretario nazionale. "E' l'ennesimo incontro interlocutorio e non è possibile che si arrivi così a dicembre quando scadranno gli ammortizzatori sociali per il primo gruppo di lavoratori mentre stanno già scadendo quelli per l'indotto", ammonisce ricordando come i lavoratori in cig siano nel complesso 436, di cui un terzo potrebbe perdere l'assegno il prossimo dicembre, un altro terzo il prossimo anno e un terzo entro fine 2017. "Il punto è che ad oggi non c'è una soluzione. Invece bisogna fare una proposta definitiva in tempi rapidi per far ripartire lo stabilimento", conclude.

E anche la Uilm, se apprezza l'atteggiamento del governo, sollecita però "a non perdere altro tempo utile ed ad agire subito". L'obiettivo del sindacato resta quello di sempre: "tutelare i posti di lavoro, diretti e indiretti, e garantire la ripartenza dell’importante produzione di alluminio primario".

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