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Alessandro Serra adatta 'La Tempesta' di Shakespeare al teatro Argentina di Roma

10 maggio 2022 | 17.57
LETTURA: 2 minuti

Il regista firma l'adattamento, la traduzione, la regia, le scene, le luci, i suoni, i costumi

"La Tempesta" di Shakespeare al teatro Argentina di Roma

Firma l'adattamento, la traduzione, la regia, le scene, le luci, i suoni, i costumi Alessandro Serra, per la messa in scena fino al 15 maggio al teatro Argentina di Roma della 'Tempesta' di William Shakespeare, con un cast formato da una dozzina di attori, per una produzione che vede il Teatro di Roma impegnato assieme allo Stabile di Torino, all'Ert, a Sardegna Teatro nonché al Festival d'Avignone. E' il dramma della giustizia preferita alla vendetta, con un finale da 'morale della favola' spiazzante per il pubblico più avvezzo alle tragedie che chiudono nel sangue il sipario teatrale.

Al centro dell'azione è il personaggio di Prospero, l'ex duca di Milano usurpato nel suo governo dal fratello con l'aiuto del re di Napoli. Nel suo esilio, assieme alla figlia fedele, in un'isola semideserta al centro del Mediterraneo - abitata soltanto dal 'selvaggio' Caliban ridotto in schiavitù e dallo spirito Ariel liberato con una 'formula condizionata' - l'uomo, dedito alle arti magiche ed esoteriche, riuscirà a sollevare una tempesta che porterà sull'isola come naufraghi proprio il fratello nuovo duca di Milano e il re di Napoli con il figlio e con il consigliere Gonzalo, per 'tenerli in pugno'.

"Nella 'Tempesta' tutti cercano di usurpare, consolidare o innalzare il potere - sottolinea il regista Serra - Sull'isola 'palcoscenico' tutti chiedono perdono e tutti si pentono. Il fatto che Prospero abbandoni il suo desiderio di vendetta proprio quando i suoi nemici sono distesi ai suoi piedi, ne rappresenta il suo vero innalzamento spirituale. Ma il 'potere supremo' per Shakespeare è il 'potere del teatro' e la 'Tempesta' è un inno alla forza magica del teatro, in cui risiede il suo fascino ancestrale. L'uomo - conclude Serra - avrà sempre nostalgia del teatro, perché è rimasto l'unico luogo in cui gli esseri umani possono esercitare il proprio diritto all'atto magico".

(di Enzo Bonaiuto)

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