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Professioni: Alfano a consulenti lavoro, sistema funziona

27 giugno 2014 | 19.00
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Il ministro: "Quando un cittadino si rivolge a un consulente del lavoro, o a uno studio legale o a un commercialista cosa fa se non affidarsi".

Professioni: Alfano a consulenti lavoro, sistema funziona

“Il sistema delle professioni in Italia funziona, ha avuto bisogno di una manutenzione e noi l’abbiamo fatta nell’estate del 2011 con una riforma alla quale insieme abbiamo collaborato. E questo mi sembra molto importante, che sono convinto debba restare come base anche per il futuro”. Così il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, rivolgendosi in collegamento telefonico alla platea del Festival del lavoro dei consulenti di Fiuggi.

“I professionisti italiani -continua- sono titolari di un patrimonio immateriale importantissimo che si chiama fiducia. Quando un cittadino si rivolge a un consulente del lavoro, o a uno studio legale o a un commercialista cosa fa se non affidarsi. E quando un cittadino esce dallo studio di questi professionisti esce con la certezza di aver ricevuto un consiglio e parere giusto, perché proveniente da chi ha studiato, si è laureato, ha ottenuto un’abilitazione professionale, ha aperto uno studio, si è aggiornato".

"Quel sentimento di conforto che quindi il cittadino ha quando esce dallo studio del professionista cosa è se non fiducia. Un patrimonio immateriale, questa fiducia -conclude- su cui si regge il Paese”.

“Noi siamo sempre stati tra quelli che pensano -spiega riferendosi al mercato del lavoro. che con meno tasse e meno regole si crea più occupazione e più sviluppo. Adesso abbiamo un’altra sfida davanti che è la legge delega che è in buone mani visto che il relatore e presidente della commissione Lavoro è Maurizio Sacconi. Questa è la sfida che vogliamo giocare per semplificare, semplificare, semplificare. Queste sono le tre parole d’ordine per rendere più facile il rapporto tra chi assume e il potenziale dipendente”. Così il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, intervenendo in collegamento telefonico al Festival del lavoro dei consulenti del lavoro.

Alfano ricirda che “lo ‘smontaggio’ della legge Fornero con il decreto Poletti approvato dal consiglio dei ministri è un primo passo che ha dimostrato come attraverso questo nostro governo si possa riuscire a semplificare le regole del lavoro”.

“Noi intendiamo –avverte Alfano- semplificare la vita a chi assume, come commercianti e professionisti, e per farlo dobbiamo semplificare le regole, ed è questo che intendiamo fare. Lo abbiamo fatto sul decreto e lo faremo anche con la delega”.

Riferendosi alla questione immigrati, dice “abbiamo salvato vite umane ma diciamo con chiarezza: l’Italia è un Paese accogliente, gli italiani sono accoglienti ma non possiamo accogliere tutti perché non c’è spazio per accogliere in Italia centinaia di migliaia di migranti che si affollano sulle coste dell’Africa per partire. Questa è una verità che non va nascosta alle autorità europee e neanche all’opinione pubblica nazionale ed europea”.

“Ci sono tre cose da fare e anche ieri ne ho parlato con il commissario Malmstrom. La prima cosa è che la comunità internazionale deve intervenire in Africa per evitare le partenze ‘inconsapevoli’, perché agli immigrati si racconta una modalità di arrivo che è assolutamente diversa dalla realtà”.

“Seconda cosa: il Mediterraneo è la ‘frontiera’ di tutti -spiega Alfano- e su quella frontiera non può ‘giocare’ solo l’Italia. Su quella frontiera deve essere protagonista l’Europa con un’agenzia che si chiama Frontex e deve presidiare la frontiera, svolgendo un’azione a nome di tutta l’Europa. E poi l’accoglienza non può essere solo del paese di primo ingresso, perché poi c’è il paese di secondo ingresso e cioè la destinazione reale del migrante”. “Questa strategia noi l’abbiamo sottoposta, l’ho fatto io stesso ieri al vertice dei ministri dell’Interno e al commissario Malmstrom -conclude Alfano- e penso che ci siano le condizioni perché l’Europa giochi finalmente da protagonista questa partita”.

Riferendosi poi alla violenza negli stadi, il ministro sottolinea “dobbiamo prendere delle decisioni molto dure perché dobbiamo cacciare i violenti dagli stadi, che vogliamo restituire alle famiglie e ai ragazzi, che devono poter andare serenamente a vedere le partite. Servono regole ancora più dure, più severe che sto mettendo a punto e che sottoporrò al consiglio dei ministri e contemporaneamente occorre ingaggiare con le società una guerra dura che nulla hanno a che fare con l’amore degli italiani per il calcio”.

“Il grande dolore per la morte di Ciro Esposito –continua- non deve chiamare altra violenza, ma deve chiamare a una grande responsabilità tutti, ciascuno nel proprio ruolo. Noi faremo la nostra parte, per cacciare i violenti dagli stadi e assicurare l’ordine. Siamo certi che anche le società faranno la loro parte. Grande parte dei tifosi sono persone perbene che amano il calcio, da questi si devono separare questi violenti che nulla hanno a che fare con il calcio”.

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