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Retroscena

Alfano nella bufera: il partito lo difende, ma cresce la fronda per l'addio al governo

06 luglio 2016 | 19.04
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(Fotogramma)
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Ncd sui carboni ardenti. Stretti fra la necessità di fare quadrato attorno al leader e la volontà di marcare la propria identità rispetto al governo, il partito, soprattutto al Senato, è sull'orlo di una crisi di nervi. A segnalare la gravità della situazione è lo stesso leader Angelino Alfano che nega recisamente ogni ipotesi di dimissioni legate all'inchiesta sulle nomine negli enti: "Non sarò un caso Lupi 2" dice ai suoi alla Camera. Ma tutto il partito non ha gradito il ritardo della solidarietà degli alleati nei confronti del ministro dell'Interno e l'insofferenza si fa sempre più palpabile.

Una pentola a pressione, insomma, che non ha trovato nell'assemblea dei senatori la necessaria valvola di sfogo, visto che ieri è stata rinviata. I capigruppo Renato Schifani e Maurizio Lupi difendono a spada tratta il capo dagli attacchi "barbarici" che lo riguardano, ma la fronda interna non si tiene più. Oggi escono nuovamente allo scoperto Giuseppe Esposito e Roberto Formigoni, che chiedono di uscire dall'esecutivo e di passare all'appoggio esterno. Una situazione esplosiva per la tenuta della coalizione al Senato: basti pensare che la mozione di maggioranza sulle comunicazioni del premier Matteo Renzi sulla Brexit, è passata con 151 sì e in qualche caso in passato il governo è anche sceso sotto la quota psicologica dei 150 voti, quando la maggioranza assoluta è di 161 voti.

Gli otto 'malpancisti' Ncd su 31 senatori totali, insomma, potrebbero creare un problema serio all'esecutivo. E così il vice presidente del Copasir Giuseppe Esposito, approfondendo quanto affermato sul suo blog nei giorni scorsi, oggi torna all'offensiva e chiede un'uscita immediata dal governo. E con Antonio Azzollini partecipa all'assemblea del centrodestra Fi-Lega-Conservatori-Idea-Gal. "Mi hanno invitato -dice all'Adnkronos- e sono andato, per ascoltare il merito delle obiezioni alla riforma costituzionale che io in un passaggio parlamentare non ho votato".

Alla domanda se la sua partecipazione sia anche un segnale in favore del ritorno al centrodestra 'classico', Esposito replica: "Non si deve tornare al centrodestra classico, si deve fare un centrodestra nuovo... Problemi che pongo da tempo, non certo ora che Alfano è sotto attacco e al quale va la mia solidarietà assoluta e totale".

Meno estremo nei toni, e tuttavia simile nella sostanza, la posizione di Roberto Formigoni che ribadisce l'esigenza di passare all'appoggio esterno, senza fornire pretesti, però, a crisi di governo "da irresponsabili". "Le riforme le abbiamo fatte e il nostro compito è esaurito", ribadisce. Diverso il dissenso di Maurizio Sacconi, favorevole ad una sorta di governo repubblicano, in uno spirito unitario ma senza nostalgismi verso il Patto del Nazareno.

I senatori 'inquieti' però dovranno aspettare ancora qualche giorno per avere quel chiarimento che non c'è stato in direzione e che la riunione rinviata del gruppo ha impedito di ottenere. Secondo quanto si apprende da fonti centriste, la nuova convocazione dell'assemblea sarebbe per la metà della prossima settimana.

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