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Alfie, rinviato stop a macchinari

23 aprile 2018 | 16.22
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Alfie, rinviato stop a macchinari

Ottenuta la temporanea sospensione dell'avvio delle operazioni di distacco dei macchinari che tengono in vita il piccolo Alfie all'Alder Hey Children's Hospital di Liverpool. Il legale della famiglia del bimbo, Paul Diamond, è in campo e sono in corso trattative, secondo gli ultimi aggiornamenti che vengono costantemente resi noti via Facebook. "Siamo grati - si legge in un post - che il nostro avvocato Diamond sia stato in grado di fermare temporaneamente l'esecuzione: ci sono negoziazioni in questo momento e chiediamo le vostre preghiere".

A far scattare la sospensione, un ritardo nell'esecuzione del piano dell'ospedale per spegnere i macchinari, ritardo che potrebbe rendere necessario un nuovo intervento del giudice prima che venga staccato il respiratore che tiene in vita il bimbo di 23 mesi, gravemente malato.

"Poiché l'ospedale non ha rispettato l'ordine del piano di cura di estubare" Alfie Evans "alle 12" ora inglese, "ora sono ufficialmente in violazione e devono tornare davanti al giudice Hayden", si legge sulla pagina Facebook Alfies Army Official. I tempi dunque si allungherebbero. Lo stesso papà, sempre sulla pagina Facebook, aveva annunciato di aver ottenuto mezz'ora in più per l'avvio della procedura, che era stata fissata appunto alle 12 (ora inglese). Mezz'ora che, nelle intenzioni dei genitori di Alfie, potrebbe far inceppare la procedura, visto che non è stato rispettato l'orario stabilito dal giudice.

IL 'NO' DELLA CORTE EUROPEA - Questa mattina i giudici della Corte europea per i diritti dell'uomo hanno rifiutato di intervenire sul caso. A riportarlo la notizia, i principali media britannici, fra cui la BBC.

La battaglia dei genitori per continuare a tenerlo in vita è giunta così al termine: i medici dell'ospedale Alder Hey's di Liverpool, dove è ricoverato il bimbo, erano stati autorizzati a staccare le macchine, una decisione contro la quale Tom Evans e Kate James, il papà e la mamma di Alfie, si erano appellati a diverse autorità giudiziarie senza successo. Dopo il no della Suprema Corte britannica, la coppia non si è arresa e si è rivolta alla Corte di Strasburgo, che però non ha accolto la richiesta di intervenire.

PROTESTE - Dopo la decisione dei giudici Ue, circa 200 persone si sono radunate fuori dall'Alder Hey's di Liverpool per protestare. Decine, racconta la BBC, si sono dirette verso le porte di ingresso dell'ospedale nel tentativo di entrare, ma sono state respinte dalla polizia che ha poi formato un cordone e allontanato i manifestanti. I dimostranti hanno poi bloccato la strada d'ingresso della struttura dove il piccolo era ricoverato per circa 15 minuti.

VATICANO - "Due cose risaltano all'evidenza: che c'è una precisa volontà giuridica che prescinde da qualsiasi appello, anche il più alto, anche quello del Papa, nonché dalla stessa volontà dei genitori, che si impone anche prescindendo dalle ragioni scientifiche; e che c'è una visione basata su un principio economicistico della vita che rifiuta l'assistenza a chi si può trovare in punto di morte, visto che può rivelarsi costosa". Così il cardinale Elio Sgreccia - teologo e presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita - commenta all'AdnKronos il 'no' espresso sul caso Alfie dai giudici della Corte Europea dei diritti dell'uomo.

Per l'esponente del Vaticano, "ci troviamo di fronte a un curioso caso di 'statalismo' che, mentre viene riconosciuto quando agita le bandiere che si possono ricondurre all'ideologia economica marxista, viene invece disconosciuto quando si tratta di una entità statale che decide con il suo imperio di chiudere l'accesso all'alimentazione e alla cura del dolore e alle terapie palliative di un malato, in nome del risparmio economico".

Per il cardinale Sgreccia, "non si capisce perché si diventi così crudeli e così succubi di una dittatura del pensiero che travolge tutto, non solo la fede o la scienza ma persino la laica libertà dei genitori sulla vita del loro figlio. Dobbiamo educare a poter dire anche dei 'no' a questo pensiero che appare dominante. Ma temo che abbiamo oltrepassato una frontiera che - avverte - rischia di essere oramai senza ritorno".

LA PROPOSTA DI ALFANO E MINNITI - I ministri Alfano e Minniti hanno concesso la cittadinanza italiana al piccolo Alfie. In questo modo governo italiano auspica "che l’essere cittadino italiano permetta, al bambino, l’immediato trasferimento in Italia".

BAMBINO GESU' - "Sento tutta la mia impotenza. Sono qui e sono a disposizione qualsiasi cosa mi chiedano. L'ospedale sa che sono qui ma mi hanno detto che non mi vogliono ricevere". Lo ha detto la presidente dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, Mariella Enoc, che stamane si è recata all'ospedale di Liverpool dove è ricoverato il piccolo Alfie, in un’intervista al Tg 2000.

"Il Bambino Gesù - ha aggiunto la Enoc - è un anno e mezzo che segue questa vicenda, cercando sempre di non fare rumore. Il papà di Alfie mi ha chiesto in modo molto convincente di venire e portare loro la nostra solidarietà. Speravo di poter parlare con qualcuno ma questo non è stato possibile. Sono venuta qui con una piccola speranza ma credo che non si possa far niente. È la seconda volta in poco tempo che mi trovo a gestire questi casi. È molto faticoso e doloroso perché alla fine non si riesce a fare nulla".

"Non dobbiamo vivere il singolo caso - ha concluso la Enoc - ma fare delle riflessioni più culturali e meno ideologiche cercando di far sì che in tutto il mondo si rispetti la scelta. È una situazione davvero difficile. Vivo in una realtà in cui i casi come Alfie sono tantissimi e le mamme dell’ospedale mi hanno chiesto di fare qualcosa. Mi hanno anche detto 'voi qui i nostri figli li lasciate vivere'. Nessuno di noi vuole fare accanimento terapeutico ma un accompagnamento più sereno potrebbe essere fatto".

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