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Allarme della Caritas: "In Italia separati e divorziati sono i nuovi poveri"

30 marzo 2014 | 16.12
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Allarme della Caritas:

Il 66,1% dei separati che si rivolgono alla Caritas dichiara di non riuscire a provvedere all'acquisto dei beni di prima necessità. Lo evidenzia il nuovo Rapporto Caritas 2014 su povertà ed esclusione sociale in Italia, dal titolo 'False partenze', che apre una finestra sul fenomeno della povertà in Italia secondo l'esperienza di ascolto, osservazione e animazione svolta dalla 220 Caritas diocesane presenti sul territorio nazionale.

Nel Rapporto è riportata una sintesi dei principali risultati della prima indagine nazionale sulla condizione di vita dei coniugi separati, finalizzata a far emergere soprattutto il legame tra rottura del rapporto coniugale e alcune forme di povertà o disagio socio-relazionale. La rilevazione ha coinvolto la rete Caritas e quella dei Consultori familiari d'ispirazione cristiana.

Sono state realizzate 466 interviste a genitori separati, presso centri di ascolto (36,9%), consultori familiari (33,5%), servizi di accoglienza (18,5%) e mense (8,2%). Dai dati si evidenzia un forte disagio occupazionale degli intervistati: il 46,1% è infatti in cerca di un'occupazione.

Dopo la separazione, inoltre, diminuisce notevolmente la percentuale di coloro che vivono in abitazioni di proprietà o in affitto. Al contrario aumentano vistosamente le situazioni di precarietà abitativa: cresce il numero di persone che vivono in coabitazione con familiari ed amici (dal 4,8% al 19,0%), che ricorrono a strutture di accoglienza o dormitori (dall'1,5% al 18,3%), o vivono in alloggi impropri (dallo 0,7% all'5,2%).

Il 66,1% degli intervistati dichiara di non riuscire a provvedere all'acquisto di beni di prima necessità (prima della separazione tale percentuale riguardava solo il 23,7% degli intervistati); tra gli utenti Caritas tale percentuale sale all'81,7%. Dopo la separazione, segnala ancora il Rapporto Caritas, aumenta il ricorso ai servizi socio-assistenziali del territorio: centri di distribuzione beni primari (49,3%), mense (28,8%) e gli empori/magazzini solidali (12,9%).

Sempre dopo la separazione si evidenzia un aumento dei disturbi psicosomatici: il 66,7% degli intervistati accusa infatti un numero più alto di sintomi rispetto al pre-separazione. La separazione incide poi negativamente nel rapporto padri-figli: il 68% dei padri intervistati riconosce un cambiamento importante a seguito della separazione (a fronte di un cambiamento percepito solo dal 46,3% delle donne). Tra i padri che riconoscono un cambiamento il 58,1% denuncia un peggioramento nella qualità dei rapporti (le madri al contrario riconoscono per lo più un miglioramento).

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