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Conte a Bruxelles: "Mai con il cappello in mano"

21 giugno 2019 | 07.58
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Il premier dopo i vertici con gli omologhi europei: "Negoziato difficile". Poco prima: "In Ue regole uguali per tutti". E nella lettera: "Non chiediamo deroghe ma si rivedano regole". Nomine Ue, tutto rinviato al 30 giugno

(Foto Afp) - AFP
(Foto Afp) - AFP

"Sicuramente il negoziato" per evitare il lancio di una procedura per debito nei confronti dell'Italia è "molto difficile. Non ho mai pensato che ci fosse la strada spianata". Lo ribadisce il premier Giuseppe Conte, a Bruxelles, sottolineando che nel corso della trattativa con l'Europa l'Italia non intende assecondare a priori le condizioni imposte dall'Europa. In un anno "ho fatto 37 missioni e chi mi ha incontrato può testimoniare che non ho mai avuto l'atteggiamento di chi ha il cappello in mano. Non porto il cappello, neanche a Bruxelles".

"Quando mi muovo - continua Conte - non mi muovo per ragioni personali, ma per ragioni istituzionali. Rappresento l'Italia, una potenza del G7, ne sono orgoglioso e consapevole allo stesso tempo. Sono cose distinte, l'Italia non ha nulla di cui farsi scusare. Se avrete la bontà di leggere la lettera, lo confesso è un po' lunga, non è espediente per sottrarsi al rispetto regole. Italia non vuole regole né concessioni". "Applichiamo le regole vigenti - aggiunge il premier - quella lettera non oscura né vuole eliminare il binario tecnico della procedura; ha un altro significato: signori, siamo all'inizio di una nuova legislatura. Siamo tutti europeisti. Vogliamo aprire gli occhi? Se la casa comune ha infiltrazioni vogliamo intervenire o vogliamo farlo deperire? Se vogliamo intervenire, sedetevi con noi al tavolo e ragioniamo", afferma.

La Commissione Europea, ha detto ancora il premier nel corso della conferenza stampa, "ha operato delle proiezioni di stima" sui conti pubblici italiani, "noi invece abbiamo un costante monitoraggio: i numeri reali li abbiamo noi". "Se mi riunisco con il ministro dell'Economia - prosegue Conte - con il ragioniere generale dello Stato, con i tecnici della Ragioneria e del Ministero abbiamo una proiezione molto più rispondente alla realtà, perché è una proiezione aggiornata a giugno. Noi vediamo i flussi di cassa in qualsiasi momento, in una macchina pur complessa come quella dello Stato italiano". "Quando dico che i numeri ce li abbiamo noi e sono diversi - aggiunge Conte - non lo dico perché stiamo facendo degli esercizi accademici. Non è mica forum scientifico in cui noi e la Commissione ci confrontiamo: noi i numeri li portiamo e la Commissione li legge e li può verificare". "Non possiamo adesso mettere in campo pubblicamente le misure - prosegue - non è il momento. Ma mi interessa che ci sia un approccio costruttivo di tutte le parti attorno al tavolo. Siccome io rappresento l'Italia, coadiuvato dal ministro Giovanni Tria, sono sicuro del mio approccio costruttivo. E l'interesse dell'Italia, terzo Paese dell'Eurozona, è l'interesse dell'Europa", conclude.

In merito alle parole di Matteo Salvini sulla necessità di abbassare la pressione fiscale, Conte ha affermato che "occorre una riforma forte, complessiva e fortemente avanzata" del "sistema fiscale. Non mi accontento di un intervento su un'aliquota. Voglio realizzare un patto fiscale" con i cittadini, perché "solo con una visione strategica facciamo marciare questo Paese".

Conte si mantiene poi molto cauto sulla proposta di legge presentata da Lega e Movimento Cinque Stelle che modificherebbe le regole di nomina del governatore, della prima linea della Banca d'Italia e darebbe al Parlamento il potere di modificarne lo statuto."Non posso commentare una proposta che non conosco. Mi sta dando lei la notizia e non avendola letta non ha assolutamente senso che esprima una posizione. Non posso esprimere la posizione governativa", risponde il premier in conferenza stampa a Bruxelles.

Quando aveva parlato qualche ora prima, a margine del Consiglio europeo, Conte era di certo apparso più ottimista. Ha parlato di quel "binario tecnico che va avanti" e dei conti che vanno "meglio del previsto". "Non serve dire 'non rispettiamo queste regole, non ce le applicate'. Fino a quando non le cambiamo, sono queste", aveva rimarcato il presidente del Consiglio che nel frattempo ha anche inviato la lettera ai 27 Stati membri dell'Unione europea, al presidente della Commissione Ue Juncker e al presidente del Consiglio europeo Tusk sui conti pubblici italiani. Lettera in cui Roma precisa come non intende sottrarsi ai vincoli "né intendiamo reclamare deroghe o concessioni rispetto a prescrizioni che, finché non saranno modificate secondo le ordinarie procedure previste dai Trattati, sono in vigore ed è giusto che siano tenute in conto dai governi di tutti gli Stati membri" scrive il premier. "E, tuttavia, con la medesima determinazione, avvertiamo l'urgenza e la necessità di stimolare una discussione che miri a ridefinire la governance economica dell'Eurozona e dell'Unione, che non si è dimostrata adeguata ad assolvere i compiti per i quali era stata pensata. È necessaria una profonda revisione, forse anche un'autentica conversione, delle regole euro-unitarie per pervenire a un sistema integrato di governo che possa perseguire effettivamente, in modo stabile e duraturo, il benessere economico e sociale dei popoli".

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