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Allarme dei sindacati: manca 1 miliardo di Cassa integrazione in deroga, 65mila a rischio

22 luglio 2014 | 16.35
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Dati di Cgil, Cisl e Uil: manca la quota per coprire il 'fabbisogno' 2014 e si profila il rischio licenziamento per un quarto dei lavoratori attualmente 'protetti'. Cifra che potrebbe salire a 150mila se il governo sdogana la bozza di decreto interministeriale che ne riforma i criteri di accesso. Camusso: "Il governo cambi passo". Bonanni: "Basta soloni, ora i fatti"

(INFOPHOTO)
(INFOPHOTO)

La crisi azzoppa l'economia e le imprese spingono l'acceleratore sulle richieste di ammortizzatori sociali. Ma per la cassa integrazione in deroga la situazione è al limite. Per coprire il 'fabbisogno' 2014 mancherebbero infatti all'appello circa un miliardo di euro mentre all'orizzonte si potrebbe profilare il rischio licenziamento per almeno ¼ dei 148mila lavoratori attualmente 'protetti': in bilico dunque ci sarebbero tra i 48 e i 65mila 'derogati', ma la cifra potrebbe agevolmente salire a 150mila unità, se il governo dovesse sdoganare la bozza di decreto interministeriale che ne riforma i criteri di accesso.

Sono questi i dati che Cgil Cisl e Uil, ritornati insieme in piazza, snocciolano nel corso del presidio davanti a Montecitorio voluto per rinnovare un pressing sulla politica verso il quale però il governo, dicono in sostanza, appare al momento distratto e lontano.

Rassicurazioni di Poletti - Né serve a rasserenare il clima la garanzia, offerta l'altra settimana dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti, sulla possibile erogazione in tempi brevi di altri 4-500 milioni di euro: "Non bastano" dicono ancora dal palco, sotto la pioggia, i leader sindacali, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, chiedendo unitariamente e a gran voce al governo un sostanziale "cambio di passo".

La disoccupazione - "O il governo mette subito in agenda i temi prioritari della disoccupazione e del lavoro o tutti i ragionamenti sulla crescita sono inutili. Non c'è più tempo. Le riforme istituzionali sono importanti ma sul campo non c'è un solo tema. Deve cambiare passo perché non possiamo immaginare che la chiusure delle imprese e i licenziamenti siano la prospettiva" scandisce Camusso, chiedendo "risorse per finanziare gli ammortizzatori in deroga, a partire dalla mobilità e dalla cassa integrazione, e di non restringere i criteri per l'accesso".

Riduzione da 12 a 8 mesi - Questo è il timore dei sindacati: che la bozza di provvedimento in mano all'esecutivo confermi la riduzione da 12 a 8 mesi dei mesi 'tutelati' e i vincoli restrittivi per l'accesso al beneficio per aziende e lavoratori.

Una 'tenaglia' che potrebbe collocare fuori dal mercato del lavoro, appunto, fino a 65mila lavoratori anche nel caso avessero sottoscritto accordi di cig in deroga. Un numero che per la Uil potrebbe arrivare a 150mila considerato che i nuovi criteri potrebbero ridurre di 1/3 la durata massima di copertura. "E stiamo parlando di 350 euro al mese" chiariscono alcuni 'derogati' in piazza. Questo, unito al fatto che, come denuncia il leader Cisl Raffaele Bonanni, l'economia è scomparsa dai radar della politica, fa tutto il resto.

Perso un milione di posti - "Abbiamo già perso un milione di posti di lavoro. Ma ora nessuno si occupa più di economia: legge elettorale, riforma costituzionale... come se il Paese potesse riprendersi da solo" dice Bonanni dal palco rinnovando la critica al governo. "Non ci si occupa di economia ma si dice che vogliamo sprecare i soldi per la cig in deroga. Ma di che cosa dovrebbe vivere un lavoratore?" prosegue. E incalza: "Basta con i Soloni, basta occuparsi solo di riforme perché non si gioca con il fuoco".

A condannare l'assenza del governo Renzi sui temi del lavoro è anche la Uil di Luigi Angeletti. "Un governo che pensa di fare una grande riforma sugli ammortizzatori sociali, che chissà quando verrà e, nel frattempo, lascia per strada le persone è un governo che non mantiene i patti. E i governi che non mantengono i patti sono inaffidabili" dice dal palco dettando il timing all'esecutivo: "La Cig in deroga deve essere finanziata per tutto il tempo che sarà necessario e per tutte le persone che ne hanno diritto, secondo la legge".

Riforma della Costituzione - Un Paese come il nostro, infatti, "non può vivere solo di speranze e di promesse. In quel Palazzo stanno discutendo su una grande riforma della Costituzione che anche noi pensiamo sia necessaria. Vorremmo però evitare che, a riforme varate, una parte del Paese non ci sia più", aggiunge.

E mentre a pochi passi dal presidio il governo annuncia nuovi contratti per 1,4 miliardi e 25mila posti di lavoro, i sindacati non abbassano la guardia e torneranno giovedì nuovamente in piazza, davanti a Montecitorio, questa volta con i lavoratori del Centro Sud.

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