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Allarme pesca, Castiglione: "Il paziente respira ancora ma bisogna fare presto

23 febbraio 2016 | 17.08
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Allarme pesca, Castiglione:

E' allarme rosso per il pesce nel Mediterraneo. Il tema è "centrale perché il 93% degli stock ittici è sovrasfruttato" e dunque, il rischio di rimanere a corto di pesce nostrano sulle tavole, è reale. Insomma, "il paziente respira ancora ma bisogna fare presto". A fare il punto della situazione con l'Adnkronos è il sottosegretario alle Politiche agricole, con delega alla pesca, Giuseppe Castiglione, che ha organizzato di recente il Seminario di alto livello a Catania, al quale ha partecipato il commissario Ue alla pesca, il maltese Kamenu Vella.

"Al seminario di Catania si è presa coscienza dello stato molto preoccupante di alcuni stock ittici - spiega il sottosegretario - ed è emersa la consapevolezza che occorre agire con urgenza a livello di Politica comune per la pesca (Pcp). Anche se non è corretto parlare di rischio di estinzione".

A preoccupare in Italia, sono alcune specie 'target', più sfruttate commercialmente di altre: in particolare merluzzo e scampi in molte aree del Mediterraneo, il gambero rosa e la sogliola nell'Adriatico, ma anche il nasello, le acciughe e le sardine. Oltre all'eccessivo sfruttamento dovuto alla pesca e alla pesca illegale, tra le cause principali di questo depauperamento dei nostri mari vanno individuati i cambiamenti climatici e l'inquinamento.

Castiglione spiega che per una pesca sostenibile, sia da un punto di vista ambientale che economico e sociale, assicurando la produzione ecologica degli stock, è necessario rendere operativi gli strumenti europei. "La nostra priorità è l'applicazione della Politica comune della pesca, in ambito di programmazione noi vorremmo che le misure divenissero immediatamente operative sulla base del rendimento massimo sostenibile".

Ma per fare questo, aggiunge il sottosegretario, "occorre un cambio di mentalità sia negli operatori che negli amministratori con la condivisione dei piani di gestione regionale tra i paesi dell'Unione europea, che è uno dei pilastri della Politica comune della pesca". Tale politica fissa tassi di cattura che consentano agli stock di riprodursi: ad esempio, l'anno scorso, è stato adottato il primo piano di rigetti nel Mediterraneo. Gli stati europei hanno adottato piani nazionali di gestione per le principali attività di pesca con zone protette.

La Commissione europea inoltre, sta predisponendo proposte per i primi due piani di gestione pluriennali in Adriatico e nel Mediterraneo occidentale e i pescatori europei dipendono da questi stock, che sono condivisi con i paesi extraeuropei vicini con cui l'Europa intende dialogare guardando al Canale di Sicilia e all'Adriatico.

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