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Vino: Alleanza coop, si perdono 7.000 ettari anno, aumentare 1% superfice

30 ottobre 2014 | 10.24
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La richiesta del Settore vitivinicolo, che ha svolto a Reggio Emilia la sua prima Assemblea unitaria.

Vino: Alleanza coop, si perdono 7.000 ettari anno, aumentare 1% superfice

Aumentare dell’1% la superfice vitata dell’Italia, sfruttando tutto il potenziale di crescita consentito dalla nuova normativa europea, così da incrementare il patrimonio viticolo nazionale, la cui superficie è di 640.000 ettari, di ulteriori 6.000 ettari l’anno, distribuiti sotto forma di autorizzazioni per nuovi impianti. È questa una delle richieste avanzate dall’Alleanza delle Cooperative - Settore vitivinicolo, che ha svolto ieri, a Reggio Emilia, la sua prima Assemblea unitaria e che associa 510 cooperative vitivinicole (165.000 soci produttori e 8.000 persone occupate), che producono il 52% della produzione vitivinicola italiana per un fatturato che supera i 4,1 miliardi.

Il motivo della richiesta, che verrà formalizzata al ministero, è presto detto. “Il vigneto Italia - spiega Adriano Orsi, presidente del Settore Vitivinicolo di Fedagri-Confcooperative - perde circa 7.000-8.000 ettari all’anno. Se vogliamo mantenere un settore vitivinicolo italiano competitivo, dobbiamo cercare di arrestare questo trend negativo e assicurare alle nostre cantine cooperative una sufficiente quantità di uva da lavorare. Potendo sfruttare, almeno per il primo anno, l’1% di crescita massima, eviteremo di mettere a rischio la redditività delle imprese che sarebbero costrette a fare i conti con un inevitabile aumento dei costi di produzione”.

Sul fronte comunitario, si sottolinea, non arrivano in tal senso segnali incoraggianti. L’Italia aveva chiesto la possibilità di trasferire i diritti di reimpianto ancora “in portafoglio” fino al 31 dicembre 2020, per evitare la perdita di un potenziale di produzione pari a 50.000 ettari, corrispondenti ai diritti di reimpianto “in portafoglio” non ancora esercitati dai produttori. Una richiesta che l’Europa non è disposta ad accogliere.

E sembra sempre più certo che dal 1° gennaio 2016 i diritti di reimpianto ancora in portafoglio non potranno più essere scambiati, ma solo convertiti in autorizzazioni e solo dal proprietario stesso del diritto.

"In attesa che i regolamenti comunitari ormai chiusi vengano ufficialmente pubblicati, il sistema vitivinicolo italiano - si avverte - dovrà interrogarsi su almeno tre questioni principali: come distribuire i 6.000 ettari di nuovi impianti tra le diverse realtà viticole del Paese, come far sì che il nuovo sistema non penalizzi chi vuole crescere e come assicurare che il meccanismo di assegnazione delle nuove autorizzazioni sia sufficientemente snello e semplice, in modo da non perdere nemmeno uno degli ettari messi a disposizione ogni anno".

"Un altro campanello d’allarme riguarda i reimpianti. Con il nuovo sistema, a differenza del precedente, l’autorizzazione al reimpianto potrà essere esercitata solo dal produttore che ha estirpato e non trasferita ad altri produttori. È evidente che si rischia di perdere molti ettari qualora chi estirpa dovesse scegliere di non reimpiantare, un rischio concreto, in particolare per quei territori in cui la maglia poderale è polverizzata e l’età media dei viticoltori elevata", conclude.

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