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Ostia, colpo agli Spada: confiscati beni per 18 milioni

22 aprile 2020 | 08.27
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Sottratti al clan beni in grado di "inquinare" l’economia legale, tra cui imprese intestate a prestanome estranei al contesto criminale e la palestra dove venne aggredita troupe Rai

(Fotogramma)
(Fotogramma)

Altro colpo al clan Spada di Ostia. I finanzieri del comando provinciale di Roma stanno eseguendo la confisca dei beni, per un valore complessivo di oltre 18 milioni di euro, al clan mafioso.
Il provvedimento, emesso dalla Sezione Specializzata Misure di Prevenzione del Tribunale capitolino, costituisce l’epilogo dell’attività investigativa coordinata dalla Dda della Procura di Roma e sancisce l’acquisizione da parte dello Stato dell’ingente patrimonio mobiliare e immobiliare riconducibile all’organizzazione criminale che opera sul litorale romano, già sequestrato a ottobre 2018.

Gli specialisti del Gico del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Capitale hanno ricostruito le ricchezze illecitamente accumulate dagli esponenti di spicco del clan: il capo Carmine Spada alias Romoletto, 53 anni, Ottavio Spada, 57 anni, Armando Spada, 53 anni, Roberto Spada, 45 anni, e Claudio Galatioto, 69 anni, individuandone le fonti di finanziamento ‘occulte’.

Gli approfondimenti economico-patrimoniali svolti, che hanno preso le mosse dalle note operazioni di polizia ‘Eclissi’ e ‘Sub Urbe’, hanno consentito di dimostrare l’incoerenza dei modesti redditi dichiarati dagli Spada con i rilevanti investimenti posti in diverse attività commerciali, finanziati, in realtà, dai profitti delle numerose condotte delittuose commesse nel tempo, quali fatti di estorsione, usura e traffico di sostanze stupefacenti.

Né è servito intestare le imprese a compiacenti “prestanome”, apparentemente estranei al contesto criminale: gli accertamenti hanno infatti riguardato tutte le persone (circa 50 tra familiari e terzi) coinvolte nelle compravendite di quote societarie, effettuate fittiziamente al solo scopo di “schermare” la titolarità effettiva delle aziende.

In definitiva, conformemente allo spirito della normativa contenuta nel Codice Antimafia, la confisca ha permesso di sottrarre al clan beni in grado di “inquinare” l’economia legale.

Nello specifico, si tratta del patrimonio aziendale, in tutto o in parte, di 19 società, 2 ditte individuali e 6 associazioni sportive-culturali nel comune di Roma (per lo più ad Ostia) e operanti in svariati settori: la gestione di forni, bar, sale slot, distributori di carburanti, palestre, scuole di danza, nonché il commercio di autovetture e l’edilizia.

Tra queste attività rientra anche l’associazione “Femus Box” che gestiva la palestra di Ostia dove, nel novembre del 2017, Roberto Spada aggredì, venendo poi condannato per lesioni aggravate dal cosiddetto metodo mafioso, una troupe della Rai. Gli ulteriori beni confiscati sono costituiti da due immobili a Ostia e Ardea (Roma), 13 automezzi e disponibilità finanziarie su rapporti bancari e postali.

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